Il compleanno di un centravanti leggendario, alto 2 metri, filiforme e dalla battuta sempre pronta: "Se non avessi fatto il calciatore sarei vergine”, la frase storica. E quella volta che vide una mora al bar ma...
Forse il podcast è meglio della Robot-Dance, o magari sono iconiche entrambe le cose. Peter Crouch, dopo aver smesso col pallone, ha saputo reinventarsi e costruire un personaggio, mantenendo il biglietto da visita: divertire. Oggi compie 40 anni, è ancora sposato con la bella Abbey e si gode i 4 figli.
Dopo una vita da bomber di due metri conduce un podcast sulla BBC. In carriera, però, anche una sfilza di aneddoti e sketch degni dei comici migliori.
Lui e Abbey
—Dietro la frase cult - “se non avessi fatto il calciatore sarei vergine” - c’è un mondo di aneddoti di coppia. Prima le basi: Crouch è sposato con Abbey Clancy e hanno 4 figli. Lei modella bionda da copertina, lui gigante di oltre due metri ma fino fino. Vivono bene e sono sereni, anche se il lockdown li ha riavvicinati dopo una piccola crisi. Mentre lei era incinta di Jack, l'ultimo dei Crouch, la coppia d'oro da tabloid si odiava a tal punto da “non fare più l’amore”. Tragedia. Sposati da 9 anni, Abbey di calcio non sa quasi nulla: “Una volta mi chiamò mezz'ora prima di una partita chiedendomi dove fossi”. Roba da sfottò. E infatti Crouch si vendicherà. L'anno scorso convinse la moglie di essersi tatuato sul braccio la sua famosa robot dance. Abbey la prese malissimo: “Se è così non tornare a casa”. Tutto uno scherzo, prima dell’ultima stoccata di lei: “Neanche Beckham potrebbe concedersi una cosa simile, figurati tu…”.
Tra le giraffe
—La nomea di “gigante” gli ha regalato un record: con i suoi 201 centimetri è il calciatore più alto ad aver mai giocato per l'Inghilterra. E fin dai primi gol a Portsmouth gli hanno sempre chiesto che tipo di letto avesse a casa: “Quando vado in hotel i piedi mi sporgono dal bordo, devo rannicchiarmi per riuscire a dormire”. Sempre sincero. Tre anni fa, sul suo profilo Twitter, pubblicò una foto allo zoo in mezzo a tre giraffe, scrivendo che per lui “l’estate significa spendere del tempo con la famiglia”. Umorismo British. Del resto, l'essere il più alto della squadra l’ha aiutato a segnare bei gol: ricordate la mezza rovesciata in Champions contro il Galatasaray? Settembre 2006, cross di Gerrard, Crouch stacca e Anfield si esalta. Senza quei due metri d'altezza, chissà.
La donna d'altri
—Infrangere un comandamento senza saperlo. Giustificato, ma il racconto sembra lo sketch di un film di John Cleese. È il 2005, Crouch ha 24 anni ed è appena arrivato a Liverpool, quando nota una ragazza mora alla reception dell'Hotel. Sembrano occhi dolci, è educazione, solo che Peter non lo sa e raduna i compagni, dicendo ciò che direbbe un 24enne come tanti davanti agli amici: “Oh, secondo me quella ci sta”. E giù a ridere. Come mai? Si trattava di Nagore Aranburu, moglie di Xabi Alonso, faro dei Reds e compagno di squadra del neo attaccante. “Xabi è stato carino, lei anche, Carragher un po' meno”. Che gaffe.
Maledetto Go-Kart
—Così incredibile da sembrare un film, e invece è tutto vero. Crouch e Kuyt hanno rischiato di morire per colpa di un go-kart. Rewind: prima della finale di Champions del 2007 contro il Milan, Peter e gli altri si concedono qualche ora di relax girando in pista. Erano lui, l'olandese e Xabi Alonso. Quest’ultimi finirono prima e scesero dal mezzo, mentre Crouch arrivò qualche minuto dopo… a tutta velocità: “Si erano rotti i freni, panico. Di fronte a me avevo Xabi e Kuyt, così ho pensato a chi fosse il più forte della squadra. Scelsi lo spagnolo e andai addosso a Dirk”. Avete letto bene. Kuyt schivò per un soffio il go-kart impazzito di Peter, che andò a sbattere contro il muro prendendo fuoco. Se oggi lo racconta è solo fortuna.
Peter...Robot
—Mai stato Goldrake, neanche un Ufo, ma dopo i gol si trasformava per qualche secondo in un robot. Un messaggio a chi l’ha sempre apostrofato come “poco aggraziato”, “brutto da vedere”, “scarpone”, “scarso”. La robot-dance di Crouch è diventata storia del football d'oltremanica, simbolo di un personaggio amato da gran parte dei tifosi inglesi. Ventidue squilli con la nazionale, circa 240 tra i pro. Nel 2019 firmò per il Burnley - ultima squadra in carriera - e sui social venne annunciato con un robottino che andava in giro per il centro sportivo, poi colpito col pallone dallo stesso Crouch. Un'icona.
Allarme doccia
—Violare la sacralità di uno spogliatoio ad alta voce. Crouch ha fatto anche questo, e chissà come l'avranno presa i compagni dello Stoke quando ha rivelato aneddoti sulla quotidianità delle sedute. Ai “Potters” per 8 anni, 62 gol in 261 partite dal 2011 al 2019, Peter svelò la tenuta delle docce nel centro sportivo del club: “Ci sono tre bagni nello spogliatoio, tutti in condizioni disastrose. Il peggiore è Huth, arriva prima degli altri e lascia di tutto. Lo trova divertente”. Problema risolto però: “Sopra ce ne sono altri tenuti meglio, quindi uso quelli”. E lo shampoo? “Ce lo dividiamo in venti”.
Lui e Ronaldo
—La sua lingua lunga non ha risparmiato neanche Ronaldo, beccato a Ibiza in condizioni rivedibili. La scena sembra scritta da Don Winslow, quando dedica mezza pagina a descrivere il personaggio più iconico del suo romanzo. Ronny era circondato da birre, drink, top model e un posacenere sullo stomaco. Così Peter si avvicinò: “Era un’occasione ghiotta. Speravo dicesse: 'Oh, ma tu sei Crouch'. Invece credo non avesse neanche la più pallida idea di chi fossi”.
Singapore e Svezia
—La Via della Seta l’ha presa anche lui. Il ragazzone di Macclesfield lasciò l'Inghilterra a due anni per “colpa” di papà Bruce, pubblicitario di professione. Nell'anno del Mundial, la famiglia Crouch si trasferì a Singapore e ci rimase fino al 1987, quando tornarono a Londra. Peter sceglie il Tottenham. Lo piazzano in difesa, ma non è cosa, così diventa una punta. Mai nel giro della prima squadra, nel 2000 si trasferisce in prestito all’ Hasslehölm, terza serie svedese, e ancora ci si chiede come sia possibile. Nel 2006, al Mondiale di Germania, gioca contro la Svezia quasi dall'inizio, subentrando dopo 4’ a Michael Owen. Una rivincita.
Thanks dad
—Da Singapore a un bar di Liverpool. Bruce Crouch, papà di Peter, ha sostenuto il figlio in uno dei momenti più difficili della sua vita, quando ai tempi dei Reds non segnò per 1229 minuti: “Non vedevo neanche la tv”. Così Bruce si presentò a casa sua per dargli manforte… a modo suo: “Bevevamo pinte di birra. Uscivamo, ridevamo e dimenticavamo”. Tre anni a Liverpool per Crouch (2005-2008), 42 reti in 135 partite e due trofei. Not bad.
Nuova vita
—Non gioca più, ma parla molto e regala perle, aneddoti, curiosità. Quasi un giornalista navigato, solo che lui ha deciso di raccontare i suoi vent'anni nel mondo del calcio in un podcast innovativo e seguitissimo. Crouch lavora con la BBC e in estate ha presentato un programma tutto suo: “Peter Crouch: Save Our Summer”. Otto puntate da giugno a luglio 2020, ascolti alle stelle. Non si è parlato solo di calcio, ma anche di musica, di spettacolo e di cinema. Ha invitato Melanie C delle Spice Girls e Liam Gallagher, Rio Ferdinand e Jamie Redknapp. Ha raccontato di tutto. "Quella volta che Gerrard si travestì da vecchietto sulla sedia a rotelle...". "Il giorno in cui avrei voluto prendere a pugni Marcelo dopo l'espulsione". Storie, scherzi, risate. Ciò che sa fare meglio.
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