Stanotte ultimo atto per definire il campione del Sud America. Riflettori puntati sulle due stelle a caccia di un titolo inedito. Idee chiare per Tite, Scaloni deve invece sciogliere quattro dubbi

La finale più nobile condita dalla sfida tra le due stelle di prima grandezza. Brasile-Argentina, ultimo atto della 47° edizione della Coppa America, è soprattutto Messi contro Neymar, entrambi a caccia di un titolo inedito. La sfida di questa notte al Maracanà (calcio d’inizio alle 2, ore italiane) passa inevitabilmente dai piedi e dalle giocate dei due fuoriclasse che cercano il primo trionfo di peso in nazionale dopo aver vinto tutto a livello di club. Obiettivo in casa albiceleste: tornare a sollevare un trofeo dopo 28 anni di digiuno, sfatando allo stesso tempo il tabù delle quattro finali perse di fila tra Coppa America e Mondiali. Il Brasile, invece, punta a consolidare la supremazia continentale dell’ultimo decennio segnato da sette finali nelle ultime undici edizioni.

Clasico di lusso

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Quello di stanotte sarà il 107° clasico tra le due superpotenze sudamericane, con un bilancio leggermente a favore del Brasile (43 vittorie a 38), ma è solo la quinta finale della storia: la prima risale al Campionato Sudamericano del ’37 (successo argentino), poi “tripletta” verdeoro nel 2004, 2007 (in Coppa America) e 2005 (in Confederations Cup). L’ultimo trionfo argentino in Coppa è datato 1993 (anche all’epoca vittoria in semifinale contro la Colombia), mentre il Brasile nel frattempo ha aggiunto cinque coppe alla propria bacheca, giungendo alla soglia della “decima”. L’Albiceleste avrà la quarta occasione (dopo le finali perse nel 2007, 2015 e 2016) per provare a raggiungere l’Uruguay a quota 15 titoli. Il Brasile è imbattuto in partite ufficiali dal k.o. ai quarti di finale degli ultimi Mondiali contro il Belgio, mentre l’ultima sconfitta dell’Albiceleste risale alla precedente Coppa America, in semifinale, proprio per mano della Seleçao. La striscia positiva di Tite, contando solo gli impegni ufficiai, è arrivata a 18 risultati utili di fila, mentre Scaloni è a 13, a conferma dello strapotere esercitato a livello continentale dai due rivali storici. Per la Seleçao c’è anche da difendere un’imbattibilità al Maracanà che dura dal 1998, data dell’ultima sconfitta giunta (guarda caso) contro l’Albiceleste.

Sfida tra stelle

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Tutto girerà inevitabilmente attorno a Messi e Neymar, che finora non hanno tradito le attese: entrambi arrivano all’ultimo round caricati da numeri e prestazioni da primi della classe e, a detta di molti, stanno offrendo le migliori versioni di sé con le rispettive nazionali. L’Argentina si è finora goduta un Messi mai così decisivo con quattro gol e cinque assist (partecipazione diretta a nove delle undici reti realizzate dall’Albiceleste). A corredo di un torneo da urlo, l’argentino è pronto anche ad aggiornare il libro dei record raggiungendo Zizinho e Livingstone in cima alla classifica dei giocatori con più presenze (34). Ma in palio per la Pulce c’è molto di più: c’è quel primo titolo in maglia albiceleste sfumato per quattro volte in finale, per di più nello stesso palcoscenico in cui si è consumata la più grande delusione in carriera, il k.o. nella finale mondiale contro la Germania. A 34 anni compiuti, Messi ha probabilmente l’ultima occasione per salire sul trono del continente (cosa che non riuscì a Maradona) e appuntarsi così al petto l’agognata prima medaglia albiceleste. Una missione, quella della Pulce, che coincide con quella di Neymar, anche lui a caccia del primo trionfo di peso con la Seleçao dopo l’oro olimpico nel 2016 e la Confederations Cup nel 2013 (peraltro entrambi giunti al Maracanà). Sarà il quinto faccia a faccia tra i due amici ed ex soci, con un bilancio finora in perfetta parità (2-2), ma è la prima volta che in palio c’è un trofeo. Messi arriva all’appuntamento da capocannoniere del torneo (4 gol), con il maggior numero di assist (5) e il primo posto indiscusso nel conteggio dei dribbling riusciti, dei passaggi completati, delle occasioni create e dei tiri tentati. Dati che ad ogni modo non spaventano Neymar, lanciatosi in pronostici ottimistici. “Volevo l’Argentina perché ci sarà più gusto a vincere. Non ho dubbi sul fatto che vinceremo noi”, ha sentenziato Ney anticipando le certezze di Richarlison (“sarà dura, ma i campioni saremo noi”).

Formazioni

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Il presidente Bolsonaro è andato anche oltre, sfoggiando la solita dose di spavalderia: “Conosco già il risultato”, ha detto a margine dell’ultimo summit del Mercosur, “finirà 5-0 per noi”. Non nutre le stesse certezze Tite che, nonostante l’ottimismo e la fiducia, deve ancora sciogliere due dubbi di formazione: uno a sinistra, dove Lodi è favorito su un Alex Sandro ancora non recuperato al 100% dopo i problemi muscolari che l’hanno bloccato nella fase a eliminazione diretta, l’altro in attacco, dove Everton è favorito per vestire i panni del vice Gabriel Jesus (squalificato). Maggiori i dubbi in casa albiceleste, dove Scaloni è alle prese con ballottaggi praticamente in ogni reparto: dietro incertezza su chi dovrà presidiare le corsie laterali e sul possibile rientro di Romero (difficile), mentre in mezzo solita staffetta Rodriguez-Paredes. Da definire anche il terzo componente in attacco accanto a Messi e Lautaro: al momento pare favorito Di Maria rispetto a Gonzalez. Per il Brasile probabile 4-3-3 con Ederson, Danilo, Marquinhos, Thiago Silva, Lodi, Casemiro, Fred, Paquetà, Neymar, Everton e Richarlison. Scaloni disegnerà invece un 4-2-3-1 che dovrebbe vedere protagonisti Martinez, Montiel, Pezzella, Otamendi, Tagliafico, Paredes, Lo Celso, De Paul, Messi, Di Maria e Lautaro.

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