Il Foggia più bello quello di ieri a Bari contro la capolista. Sicuro di sè, sfrontato più che mai ma, unica pecca. poco risoluto davanti: laddove cioè si dovrebbe tradurre in goal tutto il gran lavoro fatto. Trame di gioco da categoria superiore, con calciatori, alcuni provenienti dai dilettanti, che pian piano stanno venendo fuori mostrando doti che in tanti tra gli addetti ai lavori non si aspettavano ma che il boemo è bravissimo a manifestare col suo modo di fare calcio, quello vero, dedicato ai palati fini. Se proprio volessimo cercare il classico “pelo nell’uovo” nella prestazione di ieri al “San Nicola” (a parte l’erroraccio di Alastra nella uscita che determinava la rete del Bari) lo troveremmo in quel “quid” che è mancato lì davanti. Non al centro, dove Ferrante ha fatto il “diavolo a quattro” con un gol da cineteca ed un rigore evidente sempre su di lui non assegnato dal signor Gualtieri di Asti (unico grande errore della giacchetta nera per una gara viceversa ben diretta). Piuttosto, ai lati avanzati del campo laddove, nonostante la grande tecnica individuale del capitano Curcio e della promessa Merola, entrambi non rendono secondo quanto potrebbero. Forse perchè, proviamo ad azzardare, posizionati sulle fasce laterali entrambi a “piede invertito” e, per questo motivo, più propensi ad accentrarsi nel cercare la giocata in avanti piuttosto che proiettarsi in area. Quando entreranno nell’ottica più volta manifestata e cercata da Zeman, cercando sempre più la giocata o i movimenti da attaccanti “veri”, intesi come ricerca di profondità sui lati del campo, allora forse vedremo in assoluto il Foggia migliore. Ma questi sono aspetti tecnico tattici che il “Maestro” conosce alla perfezione e sta cercando di inculcare nei suoi. Un pensiero a freddo dopo la notte post derby è che il Foggia c’è e se la giocherà con tutti. Tutti bravi ed esame di maturità superato.
Luciano Gallucci
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Foto by Potito Chiummarulo