Stamane la sentenza del tribunale di Versailles che ha riconosciuto l'attaccante del Real Madrid e della nazionale francese complice nel tentativo di ricatto dell'ex compagno di squadra Valbuena
Il giudice di Versailles è andato anche oltre la richiesta del pm. Due mesi in più, per una condanna a un anno di carcere con la condizionale, e a 75mila euro di multa, trasformando il capo di imputazione in un’evidenza: Karim Benzema è stato complice nel tentativo di ricatto ai danni del collega di nazionale Mathieu Valbuena. Una storiaccia esplosa nell’autunno del 2015 e che costò a entrambi l’esclusione dalla Francia. Ma la scorsa primavera, la stella del Real Madrid è tornata nel giro dei Bleus, diventandone un elemento irrinunciabile agli occhi di c.t. Didier Deschamps che, con il supporto della Federazione, vuole portarselo comunque al Mondiale in Qatar. Anche perché Benzema prepara il ricorso in appello. Ma c’è il rischio che, a cinque mesi dalle elezioni presidenziali, la sentenza alimenti nuove polemiche, sollevando un altro dibattito sull’opportunità di convocare l’attaccante in lizza per il Pallone d’oro.
Il consiglio
—Sei anni fa, infatti, l’indagine scatenò un putiferio politico, con la presa di posizione di parlamentari e ministri che tirarono in ballo principi morali. Gli stessi richiamati in aula dal Pubblico ministero che ha ricordato che Benzema, in quanto stella internazionale, avesse pure un dovere di esemplarità. Di certo non rispettato quando, dal ritiro della nazionale, consigliò a Valbuena di contattare certe sue conoscenze per evitare che un video a luci rosse finisse sulla rete. Conoscenze che però in cambio volevano denaro dal centrocampista che aveva affidato alle persone sbagliate un suo telefonino con le immagini compromettenti.
razzismo
—L’inchiesta già allora portò a galla l’atteggiamento poco rispettoso di Benzema verso il collega, e che spinse c.t. Deschamps a tenerli fuori dalla nazionale. Anche se la decisione di non portare Benzema all’Europeo casalingo del 2016 fu presa dopo che l’attaccante accusò pubblicamente DD di aver “ceduto alla parte razzista della società francese”. Fu il picco di un periodo di polemiche che sfociarono in accesi confronti sui problemi di integrazione delle nuove generazioni di origini straniere. Come Benzema, appunto, che ha sempre rifiutato di cantare l’inno, e mantenuto amicizie pericolose, nate in quartieri problematici della periferia di Lione dove è cresciuto, coltivando magari atteggiamenti da gangsta-rapper sui social, non sempre esemplari.
intesa
—Insomma, la condanna di oggi potrebbe infiammare di nuovo la scena politica in un paese avviato verso una campagna elettorale dove ha fatto irruzione Eric Zemmour, aspirante candidato dell’ultra-destra che ha messo al centro del dibattito i temi di sicurezza, identità sociale e immigrazione. Scavalcando pure la destra radicale di Marine Le Pen nei sondaggi. E così il caso Benzema può far crescere la pressione sul presidente della Federazione, Noel Le Graet, che però oggi ha ribadito che la decisione del tribunale non cambia nulla: Benzema rimane convocabile. Consolidando la strategia mediatica di Deschamps: “Faccio solo scelte sportive”. Un primo ricorso potrà comunque dilungare i tempi prima di una sentenza definitiva, e permettere a Benzema di rimanere in nazionale. Dove l’intesa con Mbappé e Griezmann, dopo il flop all’Europeo, promette invece meraviglie per il Mondiale in Qatar. Comunque senza Valbuena, mai più tornato in Bleu.
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