Il tecnico tedesco, fautore del progetto Red Bull improntato sui giovani, aveva risposto così in merito al possibile acquisto del portoghese. Ora dovrà gestirlo andando contro la sua filosofia
Filosofia. O filoso... Via? Ralf Rangnick si trova di fronte a un bivio e deve decidere. Fino al termine della stagione sarà lui il tecnico del Manchester United, poi avrà un'opzione per altri due anni come consulente del club. I Red Devils però al momento sono costruiti con valori e idee molto lontane da quelle del tecnico tedesco. Una figura su tutti: Cristiano Ronaldo. E allora Rangnick dovrà capire se sarà più lungimirante fare in modo che il club sposi la sua filosofia, o se, al contrario, dovrà essere lui ad avvicinarsi allo star business e rivedere le proprie idee.
La situazione
—Nel 2016 Rangnick, all'epoca direttore sportivo del Lipsia, rispose alla domanda su chi avrebbe preferito comprare fra Messi e Ronaldo affermando che "sono entrambi troppo vecchi". All'epoca CR7 aveva solo 31 anni. Oggi Rangnick se lo ritrova in rosa a 36. Non solo, perché quando si ha a che fare con il portoghese, bisogna costruire l'intera squadra intorno a lui. Per Rangnick, abituato a lavorare ragionando sempre a lungo termine, non esattamente l'ideale. Al Lipsia il tedesco aveva imposto al mercato un limite curioso: la società non avrebbe comprato giocatori con più di 24 anni. Rangnick, d'altronde, è arrivato alla sua idea di gioco dopo anni di studio. Nel 1991 portò la moglie Gaby (ora ex) in Alto Adige per assistere al ritiro del Foggia di Zeman: “Faceva allenamenti massacranti – ricorda Rangnick –. Mi spiegò che per fare il suo calcio doveva avere la squadra più in forma del campionato. Capii che un po' di pressing non bastava per il mio gioco. Fare un po' di pressing è come dire a una donna di essere un po' incinta. È impossibile”.
Scontri
—Proprio per questo è sempre stato molto rigido sulle proprie posizioni. Quando, a inizio 2020, era in trattativa con il Milan, aveva precisato che in rosa non ci sarebbe stato spazio per Ibrahimovic. Nell'idea di Rangnick, infatti, le rose vanno costruite con giovani desiderosi di svilupparsi professionalmente. I soldi sborsati per giocatori esperti sono spesi, non investiti. Se per anni si imposta il mercato sui giovani, si immette in rosa la comune ambizione di crescita. Prendendo calciatori che puntano a strappare un ultimo (ricco) contratto, nello spogliatoio non c'è la spinta a crescere, ma si diffonde un senso di appagamento. Per capire quanto le idee di Rangnick paghino, basti pensare che nel ranking Uefa l'Austria ha superato la Russia. L'unico club austriaco a portare punti nel ranking è il suo Salisburgo: di fatto una città di 150mila abitanti ha superato una nazione di 145 milioni. Come? Scovati in fretta talenti come Upamecano, Naby Keita o Sabitzer, li ha messi nelle mani giuste per svilupparne le qualità. Ha potenziato il club controllato dalla Red Bull in ogni aspetto. La società ha speso molto, incassando e generando però molti più soldi di quanti ne investisse. Nella sua idea di calcio però non ci sono giocatori che siano accentratori. Calciatori per i quali altri si debbano sacrificare. La priorità deve sempre essere la crescita comune, non l'esaltazione del singolo. E dopo i successi ottenuti con Hoffenheim e Lipsia, prese nelle serie minori e portate nel grande calcio, ora desidera confrontare la sua idea di calcio con la realtà della Premier League. Dovrà rendere Ronaldo un tassello del gruppo. Dovrà fargli capire che avrà la stessa importanza di tutti gli altri giocatori. Un'occasione d'oro per dimostrare quanto sia valida la sua mentalità. Ma rischia di scontrarsi con lo star business e di vedere violentata la propria filosofia. Per lui sarebbe un'occasione buttata (filoso-) via.
© RIPRODUZIONE RISERVATA