Sono stati i grandi colpi del mercato invernali e adesso sono chiamati a dare una svolta alle stagioni di Juve e Barcellona

Possiamo girarci attorno, prenderci un po’ di tempo, poi comunque si arriva là. Vlahovic e Aubameyang – certo con peso diverso – sono stati tra i maggiori protagonisti del mercato invernale in Europa. Il serbo era il 9 più corteggiato, considerata l’età e le possibili dimensioni della crescita per un ragazzo di ventidue anni che sa inquadrare la porta. Aubameyang, ex milanista di passaggio, è rimbalzato nei rumor destinati a diverse big perché, nonostante un carattere a spigoli e anche se non è molto lontano dal tramonto, resta uno che sa muoversi nelle aree avversarie, come ricordano bene Klopp, Tuchel ed Emery. Non c’è solo lo sfondo dell’Arsenal che tiene in qualche modo legati i due bomber: a Londra volevano il serbo per sostituire l’ex capitano che aveva rotto i rapporti con il tecnico Arteta. Cercavano il nuovo Van Persie, insomma, dopo aver trovato indigesto il clone di Henry.

La sfida

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E c’è anche Alvaro Morata, come nota a margine, sul tavolo da ping pong. Ma non basta. Il punto di caduta, in fondo a questo giro, è un altro. Vlahovic e Aubameyang hanno un compito comune che amplifica enormemente le aspettative per i loro primi passi nella Juve e nel Barça: sono chiamati a riempire la voragine lasciata dai mostri sacri del calcio di inizio secolo. Hanno una buona statura e movimenti potenti, ce la faranno a scolorire le nostalgie per le prodezze di Ronaldo e Messi? L’impresa è molto difficile, per il blaugrana sicuramente impraticabile. Però, al di là delle suggestioni, dell’emotività e delle identificazioni del tifo, quello che conta sono i gol.

Il cammino

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Juventus e Barcellona hanno queste strane similitudini. Sono quinte in classifica, inseguendo la zona Champions sono disposte a qualunque acrobazia tipo Harrison Ford con l’arca perduta. Una volta persi CR7 e Messi, pensavano di potersela cavare con quello che c’era in casa, lucidando la vecchia argenteria, magari con l’aggiunta di un Kean o di Depay. Niente, non ha funzionato. In 23 giornate la Juve ha segnato la miseria di 34 gol – undicesimo attacco della Serie A –, meno di Empoli e Sassuolo. Il Barça segue a ruota, con 32 reti nei 21 match giocati nella Liga. È poca roba, troppo poca. Vlahovic e Aubameyang arrivano per questo, sui loro piedi preziosi pesa la responsabilità di spostare i numeri, dare un segno positivo alla stagione. Dopo tante parole, annunci, presentazioni, devono mettersi in moto subito perché non c’è tempo da perdere.

L'attesa

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Nell’ultimo match di campionato, a San Siro con il Milan, i bianconeri non erano riusciti a fare un tiro nello specchio della porta. Zero. Anche se per ora veste il 7 di Ronaldo, Vlahovic è un 9 che può cambiare la Juve. Con lui, Allegri non ha più scuse. Però deve aiutarlo e aiutarsi con un calcio più coraggioso e offensivo, che sia in grado di offrire al serbo l’assistenza di molti palloni giocabili negli ultimi venti metri. L’inserimento di Zakaria a centrocampo, una specie di Kanté con le gambe lunghe, può servire per trovare equilibri più avanzati. Il cliente di domani è il Verona, contro cui Vlahovic era rimasto a secco un mese e mezzo fa, in maglia viola. Ronaldo aveva aspettato la quarta partita in bianconero per scrivere il suo nome tra i marcatori, il serbo sa già come vanno le cose in Italia e può fare meglio. È un bel confronto a distanza pure per Aubameyang, che domani pomeriggio è pronto a giocarsela al Camp Nou contro Luis Suarez, l’ex che i blaugrana continuano a rimpiangere. Vincendo, il Barcellona scavalca l’Atletico e torna nel recinto delle prime quattro. Anche la Juve si sta avvicinando: l’Inter è lontana, Napoli e Atalanta sono solide. Se oggi perde il derby, è il Milan di Pioli che rischia di precipitare fuori dal giro.

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