L'ex attaccante si confessa ora che il calcio e i suoi tantissimi gol sono alle spalle: il brasiliano ha dedicato le sue estati a quei vizi che durante la stagione non avrebbe potuto portare avanti senza non pagarne le conseguenze...

Mário Jardel, tantissimi gol per una ventina di stagioni... ma anche il fantasma della droga? L'attaccante brasiliano è rimasto nella memoria di tutti per le sue strepitose stagioni al Porto con cui ha giocato dal 1996 al 2000 e vinto la bellezza di quattro campionati nazionali. Non solo il Portogallo! Nella sua vita Jardel ha giocato ovunque: Brasile, Turchia, Inghilterra, Italia (con l'Ancona 2003-04), Argentina, Spagna, Cipro, Australia, Bulgaria e infine Arabia Saudita. Se avesse avuto più continuità la sua carriera sarebbe stata migliore? Tutto colpa dei vizi nel tempo libero?

DROGA - L'ex attaccante ha ammesso di aver assunto droghe durante le stagioni in cui faceva il calciatore professionista. Jardel ha raccontato la sua storia al canale di YouTube Pilhado"Sono entrato nel mondo della droga per curiosità quando giocavo nei club in Europa. Ho incontrato alcune persone e me l'hanno offerta. Ho iniziato a consumarla regolarmente quando ero in vacanza perché durante le competizioni ci sarebbero stati i controlli antidoping". Jardel pensa che i protagonisti del mondo del calcio possano finire nel tunnel della droga senza nemmeno accorgersene: "Hai un sacco di soldi e ci sono molte trappole, amicizie, tentazioni e curiosità intorno".

MOGLIE - Il brasiliano è stato uno dei migliori attaccanti in circolazione tra la fine degli Anni '90 e l'inizio del Duemila: che cosa sarebbe stato di lui senza la droga? Jardel non avrà mai la controprova, ma può dire di esserne uscito grazie alla moglie: "Oggi me ne sono liberato e mia moglie è stata essenziale per riuscire a farlo. La ringrazio perché è stata sempre al mio fianco. Quando andavo alle feste veniva spesso anche lei perché in quegli ambienti è più probabile che tu finisca per drogarti, specialmente dopo aver bevuto. Ora voglio dare ai miei figli una buona immagine e fare lavori sociali affinché i giovani non commettano gli errori che ho commesso in passato". Nella seconda vita di Jardel c'è molto autocritica, ma anche la consapevolezza che lasciarsi gli errori alle spalle è possibile.

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