Alla vigilia del ritorno col Chelsea, l'allenatore dei Blancos guarda anche al futuro: "Fiducioso di continuare qui. La Nazionale? Ci pensai nel 2018 ma a me piace il lavoro quotidiano"

Dal nostro corrispondente Filippo Maria Ricci

Da Londra Tuchel continua a dire che il Chelsea ha pochissime possibilità di rovesciare l’1-3 incassato dal Madrid all’andata, dalla capitale spagnola non si fidano e tanto Casemiro come Ancelotti prevedono per domani una sfida complicata, dura e più incerta di quello che lascia pensare il risultato di Stamford Bridge. “Ci vuole rispetto, molto rispetto, perché questa è la squadra campione d’Europa”.

Big Rom a casa

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Il Chelsea viaggia verso la Spagna col suo capitano Azpilicueta, negativo al Covid dopo la positività di venerdì scorso, ma senza Lukaku, fermato come già sabato da un problema al tendine d’Achille. Per l’acquisto più caro nella storia dei Blues un finale di stagione davvero travagliato, tra acciacchi, panchina e nostalgia molto canaglia nei confronti della vita in nerazzurro.

Fischi alla storia

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E a proposito di grandi stelle in difficoltà, queste le belle parole spese da Casemiro in difesa di Gareth Bale, che sabato è tornato a giocare al Bernabeu dopo oltre 2 anni ed è stato accolto da una tremenda bordata di fischi: “Fischiare Gareth Bale vuol dire fischiare la storia del Real Madrid – ha detto il brasiliano –. Non va bene e non mi piace. Perché qui siamo tutti sulla stessa barca, giochiamo tutti insieme, e soprattutto perché Bale è stato un giocatore storico per questo club, segnando tanti gol e in diverse finali importanti. Ognuno nel calcio ha le sue ide, ma non mi è piaciuto che l’abbiano fischiato, bisogna appoggiare, dobbiamo restare uniti, tutti insieme”.

Viva la dipendenza

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Ad Ancelotti invece hanno chiesto della dipendenza da Benzema, 37 gol in 37 partite. “È vero che dipendiamo da Karim Benzema, non ci sono dubbi, ma io sono molto contento di questa dipendenza. Non è una cosa che dobbiamo nascondere perché è così e io sono molto felice che sia così. Karim incarna alla perfezione ciò che deve essere il centravanti moderno. Un tempo al ‘9’ si chiedeva di stare in area a colpire i cross e tutto ciò che passava di li. Oggi no: il centravanti deve tornare perché quando perdi palla non puoi regalare un giocatore agli avversari, deve aiutare in difesa, partecipare, costruire dialogare. Karim fa tutto questo in maniera fantastica”.

Il diritto di restare

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Ancelotti sul suo futuro alla Casa Blanca: “Non so se mi sono guadagnato il diritto di restare qui al Madrid. Io ho un contratto molto lungo, ma non ci penso mai. Se il club è contento di me io sono felicissimo di restare, se il club non sarà contento di me ringrazierò per il tempo che mi è stato concesso e che ho passato qui. Diciamo che ho fiducia nel fatto che a fine stagione le cose saranno andate bene e che tutti siano felici”.

Italia, no grazie

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Hanno chiesto a Carlo se ha pensato ad allenare una nazionale in passato o in futuro, e se dalla Federcalcio italiana si sono fatti vivi dopo il flop con la Macedonia. “Sì, in passato ci ho pensato e nel 2018 c’è stata una possibilità con l’Italia, ma onestamente a me piace il lavoro quotidiano. Mi piace la passione e la sofferenza che offre la quotidianità, il fatto di poter essere qui in un quarto di finale di Champions. L’esperienza vissuta al Mondiale del 1994 con l’Italia è stata fantastica, ma oggi ciò che voglio è lavorare ogni giorno e non tre volte all’anno. Quando non avrò più questa voglia mi fermerò”.

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