Sono passati vent'anni dalla finale di Champions League tra Real Madrid e Bayer Leverkusen. Una sfida passata alla storia per il gol di Zidane, ma che ha anche qualche altro aneddoto da raccontare, svelato dall'attaccante spagnolo
Sono passati vent'anni (e due giorni) dalla finale di Champions League tra Real Madrid e Bayer Leverkusen. Un match che è passato alla storia del calcio per la "nona"sinfonia dei Blancos in Champions legata a una prodezza straordinaria di Zidane. Uno dei gol più belli mai realizzati nella competizione. Un gol che ha fatto il paio con quello di Raul che però, alla luce di questa storia, ha un valore altissimo...
ANESTESIA - L'attaccante spagnolo, quella finale, ha rischiato di non giocarla. Ecco i suoi ricordi, raccontati ad AS. "Il giorno prima della finale di Glasgow, Iván Campo mi ha rifilato un pestone in allenamento. Il giorno della partita non riuscivo neanche a allacciarmi le scarpe". Allarme rosso. "Ho detto al dottore di fare tutto il necessario per mandarmi in campo e giocare. E così, un'ora prima di scaldarmi, il dottore mi ha anestetizzato il dito e lo... ha messo a dormire. Ecco perché ho calciato così male. Però posso dire di avere segnato un gol in Finale di Champions anche con un dito addormentato".
SETTIMA - Quella finale, comunque, non è stata la più bella. In tal senso, Raul ha pochi dubbi. "La finale della "settima ci ha regalato una gioia immensa. Il Real Madrid non vinceva la Coppa dei Campioni da 32 anni. Eravamo una buona squadra ma dal rendimento assai altalenante. Eppure nelle nostre teste scattava qualcosa di diverso quando si giocava in Europa. C'era qualcosa di magico in ciò che avevamo fatto in questa competizione. È stato un evento storico e ricordo l'accoglienza sulla via del ritorno a Madrid. Una notte speciale e indimenticabile".
CASTILLA - Dalla Champions al Castilla. Raul è adesso impegnato nella formazione dei giovani: un lavoro che lo appaga. "Ho l'opportunità di essere un allenatore. E soprattutto di insegnare cosa significhi il Real Madrid. Voglio instillare i valori che mi sono stati trasmessi quando sono arrivato. Il DNA vincente, la cultura della vittoria giocando nel rispetto delle regole. Più di ogni altra cosa mi interessa forgiare calciatori che siano prima delle brave persone". E che magari non si tirino indietro quando c'è da giocare una finale anche...con un piede addormentato.
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