Domani l'assemblea che delineerà il futuro dei blaugrana: sul piatto la cessione dei diritti tv e marketing. L'addio a De Jong per puntare a Lewandowski e Koulibaly
“Eravamo in coma, ora siamo in terapia intensiva”. Questa frase di Joan Laporta descrive perfettamente lo stato di salute economica del Barcellona. O questa: “Se troviamo mezzo miliardo staremo bene”, pronunciata da Eduard Romeu, Ministro delle Finanze del club catalano. Per questo la giornata di domani è fondamentale per la vita a breve e medio termine, con effetti a cascata sul lungo periodo, del Futbol Club Barcelona.
Domani, giovedì 16 giugno, si riunisce in via straordinaria l’Assemblea dei Soci Compromissari. Sono 4478 gli affiliati del club chiamati a votare su lo smembramento del Barça. Che per sopravvivere deve vendere i gioielli della corona. O alcune gemme incastonate qui e là, lasciando la stessa corona smozzicata. Laporta ha chiamato "leve" le due operazioni che devono risollevare il Barça e sulle quali sono chiamati a votare i soci, che potranno anche fare domande: la vendita del 49,9% di Barça Licensing & Merchandising (Blm) e il 25% dei diritti televisivi.
L'addio di Leo Messi, LaPressePer la cessione della metà di Blm il Barça spera di ricavare almeno 200 milioni di euro, mentre Laporta non ha intenzione di spiegare a chi venderà i diritti tv, né a che condizioni. Il Barça ha invece nuovamente, e pare definitivamente, rifiutato la mano tesa della Liga sotto forma di accordo col Fondo Cvc, contratto che hanno sottoscritto 17 dei 20 club della Liga, tutti meno Barça, Madrid e Athletic Bilbao, che prevede la cessione del 10% dei diritti tv per 50 anni in cambio di 270 milioni di euro. Al Barça, e al Madrid, e all’Athletic, sono convinti di poter vendere meglio la loro merce. Le leve vanno azionate entro il 30 giugno, data di chiusura dell’anno economico. Ricordiamo che il 30 giugno del 2021 il club catalano presentò conti in rosso vivo: 481 milioni di perdite, incassi passati da 855 a 631 milioni di euro. Per questo fu necessario lasciar andare via Messi. Il Barça ha un debito superiore a 1.3 miliardi, e la parte a breve termine è asfissiante: 731 milioni.
E ora parliamo di mercato. Per tutto quanto esposto qui sopra, nonostante i giornali tirino fuori nomi roboanti a cadenza quotidiana, la realtà del Barça oggi dice che non si sono potuti depositare nemmeno i contratti degli svincolati Kessie e Christensen. Il Barça è sotto il rigido schiaffo della Liga: per ogni 4 euro che incassa ne può spendere 1. Per questo sta disperatamente cercando di piazzare Frenkie de Jong al Manchester United. L’olandese è l’unica vendita decente che può fare il Barça, a meno che non si tocchino i giovani Gavi, Pedri o Ansu Fati. Nessun altro ha un mercato interessante. E Dembélé se ne andrà gratis.
In entrata l’obiettivo primario è Lewandowski, che però ha ancora un anno di contratto col Bayern, col quale ha rotto dialetticamente ma non fattivamente. Poi si sogna un centrale: Koundé più di Koulibaly. Monchi deve vendere entro il 30 giugno, De Laurentiis è cliente assai meno docile, e la differenza di età tra i due fa pesare la bilancia in favore del francese. Ma ripetiamo, al momento l’acquisto è impossibile.
Ancora meno percorribili sono le strade che portano a Bernardo Silva o a Raphinha, altri nomi fatti in maniera abbastanza sfacciata dalla prensa catalana. A Di Maria il Barcellona non ha mai fatto pervenire alcuna offerta, e pur se svincolato il Fideo non è una priorità. Più facile arrivare a Marcos Alonso e Azplicueta: i due spagnoli del Chlesea hanno ancora un anno contratto a Stamford Bridge, però la trattativa è aperta a prezzi accessibili. Scartate le ipotesi Lukaku, Morata, Carlos Soler e Zubimendi, anche loro fatti salire sulla giostra del mercato blaugrana. In ogni caso per abbandonare la terapia intensiva il Barça deve incassare a ogni costo. E velocemente. E tanto. Questo dirà Laporta ai soci domani pomeriggio.
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