Frode di 5,2 milioni di euro, colpevole di negligenza e non di evasione volontaria (nel caso la pena sarebbe stata più grave). L'avvocato chiede i servizi sociali. La condanna è di 14 mesi. Il norvegese dovrà anche pagare una multa di 520mila euro

Salvatore Malfitano @malfitoto

Un nuovo capitolo di una storia personale ricca di controversie. L’ultimo è la sentenza emessa stamattina dal Tribunale di Oslo, che ha condannato John Carew a 14 mesi di reclusione e al pagamento di una multa di 520 mila euro (il 10% della cifra dovuta) per grave evasione fiscale. L’ex calciatore della Roma, infatti, ha frodato il fisco per un totale di 5,2 milioni di euro. Il verdetto è stato accolto con enorme favore da parte degli avvocati di Carew, perché i giudici hanno stabilito che il reato non è stato compiuto intenzionalmente incolpandolo soltanto di grave negligenza, a differenza invece di quanto sostenuto dai pubblici ministeri. “Per le prove presentate, secondo la corte non c’è nulla che supporti la volontarietà delle azioni criminose” si legge nella sentenza. La richiesta dell’accusa era di due anni di reclusione, la difesa puntava soltanto all’ammenda e ai lavori socialmente utili. Non è ancora chiaro se ci sarà un ricorso in secondo grado, almeno da parte di Carew, dal momento che la pena ha soddisfatto i legali dell’ex giocatore norvegese. “Questo dimostra che è stato creduto su tutti i fronti, come abbiamo sempre affermato” ha spiegato il suo avvocato, Berit Reiss-Andersen. Alla base della strategia difensiva ci sono le cattive consulenze fornite dall’ex agente di Carew, Per Flod, che gli avrebbe consigliato di non dichiarare redditi e beni al di fuori del suo paese d’origine. Il Primo Procuratore di Stato, Marianne Bender, valuterà come proseguire perché “si tratta di una questione seria, si parla di un’evasione pluriennale di un importo significativo. Capiremo se ci sono gli estremi per un’impugnazione”.

Le altre controversie

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In più momenti della sua carriera, Carew si è trovato coinvolto in alcuni scandali. Tra il 2004 e il 2005, l’attaccante era stato coinvolto in una causa di paternità; inizialmente non lo aveva riconosciuto, poi il test del Dna ne ha confermato il legame di parentela. Nel 2010 è stato truffato per 228 mila euro, l’anno dopo ha dovuto dichiarare bancarotta per il mancato pagamento di alcune imposte dovute all’erario francese per poi scoprire che si trattava di un malinteso. In carriera ha vestito le maglie di Valerenga, Rosenborg, Valencia, Roma, Besiktas, Lione, Aston Villa, Stoke City e West Ham. Poi è stato in prova per poche settimane all’Inter per sostituire l’infortunato Milito nel febbraio 2013; dopo non aver superato le visite mediche, ha annunciato il ritiro lo stesso ottobre.

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