Oltre all’attaccante ventunenne ceduto al Chelsea per 100 milioni di euro, il club ucraino ha cresciuto altri talenti che fanno gola alle big d'Europa: ecco chi sono e come giocano

Fitzcarraldo, il protagonista dell’omonimo film cult di Herzog, aveva il sogno di costruire un tempio della lirica nell’ultimo posto in cui uno si sarebbe aspettato di trovarlo, in mezzo all’Amazzonia. Era un sogno quasi impossibile, la via per realizzarlo comportava issare una nave sopra una montagna, un piano tanto folle quanto ben pensato. Tanto che alla fine il progetto sfumò per un folle capriccio umano, ma in un altro modo - no spoiler, se non l’avete visto recuperatelo - il sogno si avverò comunque. Anche lo Shakhtar Donetsk aveva un sogno: portare il calcio che conta nell’ultimo posto in cui uno si sarebbe aspettato di trovarlo, in mezzo al Donbass, tra steppa desolata e miniere di carbone. C’era un magnate avveduto in termini sportivi alle spalle, aveva costruito un tempio avvenieristico da 400 milioni di dollari e un progetto in grado di alimentarsi di se stesso come l’entusiasmo di Fitzcarraldo. Aveva pure iniziato a vincere, ribaltando le gerarchie del calcio locale che vedevano la Dinamo Kiev come squadra egemone e portando a casa pure l’ultima Coppa Uefa con questo nome. Poi il più folle dei capricci umani: la guerra. Prima quella civile nel Donbass, poi l’invasione russa in Ucraina: le bombe e i raid hanno portato la squadra lontano dalla città di cui era l’orgoglio, i colpi di mortaio hanno sventrato il tempio Donbass Arena, che quando atterravi di sera in città era la prima cosa che vedevi, illuminata d’azzurro in mezzo a tante piccole luci timide.

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