Sesta partita di seguito senza vincere per gli Spurs, per mezzora con un uomo in più. I padroni di casa rovinano la prima del post Conte al 90' con Keane. Champions League sempre più lontana
Il Tottenham l’ha fatto di nuovo: è imploso. Come l’ultima di Antonio Conte prima della sosta, la prima di Cristian Stellini è un pari subito in rimonta, un 1-1 in casa dell’Everton giocando per mezzora con l’uomo in più. Non basta il rigore di Harry Kane al 68’, dieci minuti dopo l’espulsione di Doucouré: i padroni di casa trovano il pari al 90’ con Keane, dopo aver schiacciato nella propria metà campo il Tottenham, rimasto nel frattempo in 10 per l’espulsione che Lucas Moura si merita appena 5’ dopo essere entrato in campo. Il pari porta comunque gli Spurs al terzo posto, a quota 50 punti come Newcastle e Manchester United che però hanno giocato due partite in meno. Ma è l’ennesimo harakiri, l’ennesima implosione di una squadra che da tempo ha perso la convinzione nei propri mezzi che nemmeno un cambio di allenatore le ha fatto ritrovare.
Le chiavi
—Come a Southampton, il Tottenham ha solo se stesso da incolpare per la sesta partita di fila in trasferta senza una vittoria. Gli Spurs l’hanno accarezzata fino al 90’, ma dopo aver segnato hanno smesso di giocare, in difficoltà nel fare le cose più semplici, con Stellini incapace di trovare le contromosse in panchina. È evidentemente un problema di testa, come ha sostenuto Conte prima di andarsene sbattendo la porta, un problema che Stellini deve capire in fretta come risolvere se vuole portare il Tottenham alla terra promessa di una qualificazione in Champions, quello che la società gli chiede. I suoi primi Spurs da head coach sono uno specchio di quello che sono stati con Conte, aggrappati al talento di Kane e da un gioco che dovrebbe svilupparsi sugli esterni, dove Pedro Porro e Ivan Perisic si fanno notare finché hanno energia, ma la finiscono presto. E il tecnico in quel ruolo così fondamentale non ha alternative causa infortuni. Ma sono i fantasmi che i giocatori hanno in testa il vero nemico contro cui il Tottenham deve combattere. Quelli di cui approfitta l’Everton per raddrizzare una partita che pareva stregata, in cui i padroni di casa hanno creato di più, meritandosi il pareggio (e il quarto risultato utile di fila) che li porta a quota 27 punti in 29 giornate e momentaneamente fuori dai guai e sognando la vittoria fino alla fine. La squadra di Dyche ha quello che manca al Tottenham: la convinzione nei propri mezzi, quella di crederci fino alla fine. Quella che gli Spurs hanno perso lungo la strada.
La partita
—Primo tempo frizzante, col Tottenham più determinato e pericoloso sugli esterni rispetto alle ultime uscite e Everton sempre compatto e pronto a fare male in contropiede. Il gol però non arriva e si riparte da 0-0, ma il match cambia al 58’, quando Doucouré perde la testa e si fa cacciare dopo lo scontro con Kane. Dieci minuti dopo il Tottenham passa: Keane stende ingenuamente Romero in area, dal dischetto Kane spiazza il suo compagno di nazionale Pickford per l’1-0. L’Everton non si deprime, anzi prende in mano la partita approfittando delle difficoltà del Tottenham a costruire dalla difesa. Lloris deve fare un miracolo al 75’ su Gueye ed è attento subito dopo sul colpo di testa di Keane. Stellini all’82’ inserisce Moura al posto di Son, ma il brasiliano 5’ è già sotto la doccia, lasciando i suoi in 10 per un fallaccio inutile su Keane. E’ il preludio al pareggio dell’Everton: lo firma Keane al 90’, con un destro clamoroso dai 25 metri su cui Lloris non può nulla. I padroni di casa nel finale cercano la vittoria, ma devono accontentarsi di un pari. Lo stesso risultato che riporta il Tottenham a confronto con quei fantasmi con cui Conte non poteva più convivere.
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