Fino a qualche anno fa le femmine non potevano nemmeno guidare e lavorare. Ora invece il 40% ha un impiego, e sono pazze per il pallone, sia da giocare che da guardare
Parliamo di donne. Mica scontato, in Arabia Saudita. Un Paese nel quale fino a pochi anni fa le donne tra i tanti divieti che ne limitavano l’esistenza non potevano lavorare, né guidare, né andare allo stadio. Problema quest’ultimo ovviamente decisamente minore rispetto al primo enorme punto, ma siamo un giornale sportivo e allora ci concentriamo sul calcio.
i progressi
—La ‘Vision 2030’ lanciata da Mohamed bin Salman, principe ereditario e Primo Ministro del Paese, è stata pensata per migliorare la qualità della vita dei sauditi. Comprese le donne. E i progressi sono evidenti, persino clamorosi. Chiaro, si partiva da zero. Però proprio questa unità di misura così tragica da forza al vento del cambio, che pare inarrestabile.
calcio femminile
—Oggi le donne lavorano, e in gran numero. Si parla di un 40% in ambito di impiego tra pubblico e privato. E vanno allo stadio, per tornare a un aspetto socialmente secondario ma nostra materia principale. Già che ci siamo aggiungiamo anche che giocano a calcio: da due anni è stato lanciato il campionato femminile, con prima e seconda divisione. Al governo hanno capito l’importanza a livello d’immagine del calcio femminile e si sono adeguati rapidamente. In questi giorni i vertici federali sono tutti in Australia per il Mondiale.
la presenza
—Ieri al King Fahd di Ta’if dove abbiamo visto il derby di Riad tra Al Shabab e Al Hilal che valeva la finale della Champions araba le donne c’erano, e in buon numero. Madri coi figli, mogli coi mariti, giornaliste. In un clima di assoluta normalità. È chiaro che la stragrande maggioranza degli spettatori era composta di uomini, ma le donne c’erano, eccome.
maglie al femminile
—E nei vari negozi delle grandi squadre che abbiamo visitato la sezione di abbigliamento femminile è vastissima, al 50% con quella maschile. Segno evidente che le ragazze comprano le maglie delle squadre, e tutto il resto del materiale in vendita. Domani abbiamo un nuovo test, a Gedda per l’apertura del campionato, vedremo se questa prima impressione sarà confermata.
il percorso
—A livello di stretto costume, in Arabia Saudita per le donne non c’è più l’obbligo di coprirsi il capo: in realtà tra Riad, Ta’if e Gedda di donne coi capelli al vento ne abbiamo viste pochissime, e curiosamente quasi tutte allo stadio ieri sera: le giornaliste presenti. Che poi sono andate a mangiare coi colleghi. Una cosa impensabile fino a poco tempo fa. Ecco, si può pensare che sia una cosa ovvia, normale. Beh, qui non lo era e oggi lo è. Poi ovviamente la strada da percorrere è ancora molto molto lunga, ma tutte le persone che frequentano questo Paese da un po’ di tempo sono d’accordo: l’atteggiamento verso le donne è radicalmente cambiato.
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