La squadra di Tuchel è a punteggio pieno in campionato, ma dietro i risultati la realtà è ben diversa

Elmar Bergonzini

Apparenza e realtà. Qualcosa in casa Bayern Monaco non funziona. Al termine della terza giornata di Bundesliga i bavaresi sono ancora a punteggio pieno, ma la sensazione è che ci siano problemi da risolvere. Non solo perché nella partita fin qui più importante della stagione è arrivata una cocente sconfitta (3-0 col Lipsia in Supercoppa), ma anche perché la difesa continua a ballare: in quattro uscite stagionali ha incassato quattro reti, mantenendo la porta inviolata solo in una circostanza (col Werder). Fra squadra, staff tecnico e società, inoltre, ci sono diverse incomprensioni. Ormai anche piuttosto datate.

LA ROSA

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Secondo Tuchel, per esempio, manca un centrocampista che dia equilibrio, uno che difenda più che attaccare. Kimmich e Goretzka, infatti, per indole sono portati a spingere. "Kimmich è un tipo molto intelligente, ma nel suo DNA non c'è la fase difensiva, gli piace troppo entrare nell'area di rigore altrui e proporsi", aveva detto Tuchel nel cuore dell'estate. Dichiarazioni che a Kimmich in realtà non erano piaciute particolarmente. "Ci sono io, non serve un incontrista". Eppure fra i difensori, lasciati spesso scoperti proprio dall'atteggiamento dei centrocampisti, l'opinione era più simile a quella di Tuchel. "Al momento ci manca un vero numero 6, questa è la verità", ha spiegato De Ligt. All'epoca il mercato era ancora aperto, ma non è successo niente. Questo benché il club fosse intenzionato a prendere un giocatore. Il primo settembre scorso, nell'ultimo giorno di mercato, è sbarcato a Monaco Palhinha, incontrista del Fulham. Il portoghese è stato 9 ore in città, si è anche sottoposto alle visite mediche, ma alla fine la trattativa è saltata e lui, con la testa bassa, in serata ha preso nuovamente l'aereo per tornare a Londra. Il motivo? Non c'era tempo per chiudere l'affare perché il Bayern si è mosso troppo tardi. Mentre la società ha però provato a sdrammatizzare, Tuchel ha espresso tutta la sua insoddisfazione al riguardo. "La nostra rosa è ben costruita e lunga - ha affermato l'amministratore delegato Dreesen prima della partita di sabato con il Gladbach -. Percepisco l'ottimismo del tecnico". Peccato che già al termine della partita sia stato il tecnico stesso a smentire: "La rosa è corta e questo è un fatto. Con Pavard abbiamo perso un calciatore in grado di ricoprire due ruoli. Abbiamo 6 difensori di ruolo per una difesa a 4. Siamo al limite. Ci vorrà un po' prima che riesca a elaborare il mancato arrivo di Palhinha. Sono dispiaciuto per il suo mancato acquisto. Poi so bene quanto volesse venire da noi. Era però molto tardi e non siamo riusciti a ottenere quel che ci eravamo prefissati". Insomma, l'ottimismo di cui parla Dreesen non si percepisce pubblicamente.

MERCATO

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Curioso anche il modo in cui il Bayern ha gestito diverse trattative di mercato. L'obiettivo principale della sessione era quello di prendere un numero 9 che potesse sostituire definitivamente Lewandowski dopo il flop di Mané dell'anno scorso. "Abbiamo individuato in Kane il giocatore che volevamo a ogni costo", ha detto Rummenigge. Bomber preso, mercato soddisfacente? Non proprio. Sommer è stato ceduto all'Inter pur non conoscendo i tempi di recupero di Neuer e la società, in fretta e furia, ha dovuto prendere il 23enne Peretz (primo israeliano nella storia del club). Poi la situazione Pavard: da oltre un anno il francese chiedeva la cessione. Venduto negli ultimi giorni di mercato, il Bayern non è riuscito a prendere Bella-Kotchap dal Southampton. Mazraoui come terzino destro non convinceva prima e non convince ora (sostituito a fine primo tempo con il Gladbach), motivo per il quale Tuchel dovrà spesso schierare Laimer, che in realtà era stato preso per rimpolpare il centrocampo.

NERVOSISMO

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Anche nello spogliatoio c'è un po' di nervosismo. Müller, leggenda del club, è ormai solo comprimario (appena 94 minuti giocati nelle prime tre di campionato), Gnabry non si sente valorizzato (e spesso viene anche criticato pubblicamente dai dirigenti). Detto di Kimmich, che si reputa in grado di garantire equilibrio alla squadra, mostrandosi stizzito per l'opinione opposta del tecnico, col Gladbach si è palesato anche un certo nervosismo in Goretzka. L'ex Schalke, sostituito sul risultato di 1-1 (prima quindi del 2-1 di Tel), appena seduto in panchina si è rifiutato di battere il cinque a un collaboratore di Tuchel. "Lui è sempre molto attento a ricordarci che dopo la partita c'è l'antidoping e che dobbiamo bere molto - ha spiegato Goretzka -. In quel momento non ero pronto a parlare di queste cose, ma non è successo niente di che". Sarà, ma in apparenza il Bayern è ancora a punteggio pieno. In realtà ci sono diversi problemi da risolvere.

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