Al rientro dopo tre settimane, il brasiliano dei Gunners rileva Trossard e all'86' decide il big match di giornata tra le due squadre che si sono giocate fino in fondo l'ultima Premier

dal nostro corrispondente Davide Chinellato

Non doveva nemmeno esserci, concentrato sul rientro dopo la sosta. Invece Gabriel Martinelli ha fatto la differenza nella partita più importante dell’anno. È suo il gol che all’86’ fa esplodere l’Emirates Stadium, quello che regala all’Arsenal l’1-0 nella sfida dell’anno contro il Manchester City. I Gunners hanno avuto bisogno di un pizzico di fortuna per trovare lo scacco matto in questa splendida partita a scacchi tra i maestri Arteta e Guardiola, perché sul tiro di Martinelli c’è la decisiva deviazione di Nathan Aké, che si ritrova sulla traiettoria e manda fuori tempo Ederson. Però l’Arsenal ne esce con la prima vittoria contro i rivali per il titolo dal dicembre 2015, quella che li manda in testa alla classifica a braccetto col Tottenham con 20 punti. Il City proprio non ce la fa a vincere senza Rodri: tre partite saltate dallo spagnolo per squalifica, tre sconfitte, compreso il primo back-to-back di sconfitte in Premier da oltre quattro anni. Guardiola le aveva provate tutte, compreso cambiare il modo di giocare dei suoi senza modificare il modulo. Ma è uscito sconfitto dalla partita in casa dell’unica seria candidata ad interromperne la tirannia sul campionato inglese.        

LE CHIAVI

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Prima dello scacco matto di Martinelli, questa era stata una partita non spettacolare forse, ma da far vedere ad un corso per allenatori. Perché Arteta e Guardiola sono i veri protagonisti di questo Arsenal-City. Mikel, non più allievo ma rivale (anche se l’amicizia tra i due resta) abbandona il 3-2-4-1 che sta sperimentando in questa stagione per un 4-3-3 con centrocampo rinforzato da Jorginho (senza infamia e senza lode la prova dell’azzurro, con Zinchenko che per una volta fa solo il terzino sinistro e Jesus che prende il posto sul lato destro dell’attacco dell’infortunato Saka. Pep decide di rimpiazzare Rodri con un 4-3-2-1 in cui i terzini spingono, Bernardo Silva fa il mediano davanti alla difesa aiutato a mettere pressione all’Arsenal da Kovacic e dal 18enne Rico Lewis, coi creativi Álvarez e Foden davanti allo spento Haaland. Arteta ha vinto la sfida perché ha trovato il jolly migliore, il recupero di Martinelli che ha riportato all’Arsenal quell’imprevedibilità sugli esterni persa con l’assenza di Saka e il primo tempo anonimo di Trossard, rimpiazzato poi dal brasiliano match winner. Anche Guardiola aveva provato a giocarsi il jolly, il recupero a sorpresa di John Stones, fermo da due mesi, ma il City ha pagato la serata anonima di Haaland e la poca creatività di Phil Foden. La sconfitta pesa anche se la differenza l’ha fatta un tiro deviato, perché dà all’Arsenal la convinzione di poter battere i campioni di tutto. L’avevano fatto ai rigori due mesi fa in Community Shield, stavolta ci sono riusciti in uno scontro diretto di campionato, in quello che sembrava un tabù. Uno che hanno tutta l’intenzione di sfatare di nuovo    

LA PARTITA

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I cambi tattici di Arteta e Guardiola rendono il primo tempo equilibratissimo. La tensione sale al 17’, quando Raya rinvia addosso ad Álvarez che manda sull’esterno della rete, e al 30’, quando la Var non converte da giallo a rosso il cartellino che Kovacic merita per un’entrataccia su Odegaard. E così il primo tempo si chiude con un solo tiro in porta, e senza gol per la prima volta dall’aprile 2012 (in un match deciso da… Arteta, allora centrocampista dei Gunners). L’Arsenal riparte con Martinelli, rientrato a sorpresa dopo 3 settimane di stop, al posto dello spento Trossard. Il brasiliano è una fiammata che non dura, anche perché al 68’ Guardiola si gioca il suo jolly: il recupero di Stones, uomo tatticamente chiave della passata stagione che in questa in Premier non aveva ancora giocato. La grande sfida sembra destinata allo 0-0, ma all'86’ la fortuna bacia l’Arsenal: Martinelli prova un destro a girare dal limite su sponda di Havertz, la palla sbatte sulla faccia di Aké e finisce imparabilmente alle spalle di Ederson. Basta all’Arsenal per vincere, per prendersi il primo posto, per battere finalmente il City in Premier. E avvisare la squadra di Guardiola che stavolta vuole arrivare fino in fondo per il titolo.

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