L’ex stella del Bayern e l’attaccante del Leverkusen hanno invitato i connazionali a manifestare contro l'omicidio di Mahsa Amini, ragazza uccisa per aver indossato male il velo. Il primo è ricercato in patria, il secondo rischia il Mondiale
Lo chiamavano "il Maradona d’Asia" per la grande carriera da calciatore, e oggi che ha smesso si ritrova a dribblare i Pasdaran. Mohammad Ali Karimi, ex capitano dell'Iran, è ricercato dalle Guardie della rivoluzione islamica per aver supportato le proteste per l'uccisione di Mahsa Amini, ragazza pestata a morte, probabilmente dalla polizia religiosa iraniana, per non aver indossato correttamente il velo.
L'appello
—Ali Karimi ha 43 anni e ha smesso di giocare nel 2014 dopo una lunga carriera da trequartista, nella quale ha fatto anche 33 presenze con il Bayern Monaco e in cui è diventato il quarto iraniano di sempre a vincere il pallone d'oro asiatico. Nel suo Paese è una star, ed oggi è ricercato per aver sfruttato la sua popolarità per alimentare le proteste contro la polizia. "Il mago" ha chiesto agli oltre 12 milioni di follower sui social di scendere in piazza e condividere sul web i video della sollevazione popolare. Spiegando anche come ottenere una connessione Vpn nel in caso di blackout nella rete internet e chiedendo all'esercito di non mettersi contro i civili, per evitare che venga versato "il sangue degli innocenti". Perché? "Vorrei solo la pace e la prosperità per il mio popolo", ha scritto su Twitter.
Cosa succede in Iran
—Ali Karimi, una leggenda nel suo Paese, è stata la prima figura pubblica ad attaccare la polizia religiosa per l'omicidio di Mahsa Amini, chiedendo di diffidare dalle "bugie" diffuse dallo Stato e affidarsi invece alla versione della famiglia, che punta il dito proprio contro la polizia. Le proteste in Iran sono iniziate 11 giorni fa e sono diventate un fenomeno di massa, al grido di "morte al dittatore" (rivolto alla Guida Suprema del Paese, Ali Khamenei). La Tv di Stato iraniana parla di 41 morti fra rimostranti e poliziotti - ma altre associazioni riportano numeri maggiori - mentre si contano oltre 1.400 arresti dall'inizio delle manifestazioni. Molte donne hanno partecipato togliendosi il velo, bruciandolo o tagliandosi i capelli in piazza. Una di loro, Hadis Najafi, 20 anni e uno dei volti più mediatici della protesta, è stata uccisa pochi giorni fa da sei colpi di pistola.
Un'altra battaglia
—La vicenda di Mahsa è solo l'ultima in cui Ali Karimi si è esposto politicamente. "Il Maradona d'Asia", infatti, deve molta della sua popolarità al suo impegno sociale. Nel 2009 era stato sospeso dalla nazionale per aver indossato dei polsini verdi, colore simbolo della protesta contro i brogli elettorali nel suo Paese. Da quel momento si opposto più volte al regime iraniano. Le sue campagne si sono estese su più fronti: dalla protesta contro il divieto alle donne di entrare negli stadi a quella contro il sostegno di Teheran ai gruppi di milizie radicali in Libano, Iraq e Gaza. Oggi, l'agenzia di stampa filogovernativa Fars lo chiama "rivoltoso", invita le Guardie Rivoluzionarie (anche conosciute come "Pasdaran") ad "occuparsi di lui".Che su Twitter, dunque, si chiede: "È sbagliato sostenere la gente della mia terra?".
Azmoun rischia il Mondiale
—Ali Karimi è stato il primo calciatore ad incoraggire le proteste, ma non l'ultimo. A lui si è aggiunto Sardar Azmoun, il "Messi iraniano" corteggiato in passato dalla Juve che oggi gioca al Bayer Leverkusen. "La semplicità con la quale stanno uccidendo delle persone è uno scandalo. Lunga vita alle donne iraniane", ha scritto su Instagram. A differenza di Ali Karimi, lui è ancora in attività e queste poche righe potrebbero costargli caro. Nello specifico, la partecipazione al Mondiale di fine novembre. Azmoun lo sa, ma non gli importa: "A causa di alcune regole della nazionale non possiamo parlare, ma non reggo più il silenzio. Se mi vorranno depennare dalla lista dei convocati, lo facciano", ha aggiunto prima che venissero misteriosamente cancellati tutti i contenuti dal suo account. Anche lo sport si è schierato: oggi, nulla è più importante del futuro delle donne iraniane.
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