L'ex tecnico della Juventus è alla finestra, ma neanche questa volta riesce a rientrare nel giro. Giallorossi e blues fanno altre scelte e Max resta in attesa di tornare ad allenare
I quattro giorni alla finestra di Max Allegri, con lo stesso risultato di sempre: dovrà restare in attesa, come succede ormai da un anno e mezzo abbondante senza soluzione di continuità. Però, i quattro giorni alla finestra sono stati abbastanza significativi, pieni di pathos (in un caso) e con un epilogo abbastanza scontato (nell’altro caso). Le due situazioni sono quelle che coinvolgono Roma e Chelsea, hanno sfaccettature diverse ma portano a un’amara sentenza: Allegri resta ancora fuori, forse perché ha sbagliato qualcosa prendendosi un anno sabbatico - con eccellenti bonifici - alla fine del rapporto con la Juve. Oggi non ci si può fermare per più di un secondo, meglio: se decidi di staccare, non è detto poi che rientri quando ti senti pronto e hai tanta voglia. Dall’estate in poi troppi pali in faccia, partendo dall’Inter che doveva congedarsi da Conte ma che poi ha deciso di andare avanti anche e soprattutto in nome della tutela del bilancio. Fino alle ultime due vicende che, almeno in un caso, possono avere sviluppi in futuro ma che intanto lasciano le cose così, con Allegri sempre fuori da giochi.
UN'OMBRA SU FONSECA
—Le ore prima dello Spezia non sono state semplici per Paulo Fonseca. Soprattutto sono state ombre, quelle di Max, e nessuno può sostenere il contrario con Il sicurezza di avvicinarsi alla verità dei fatti. Anzi. Allegri aveva detto sì, esattamente come aveva fatto a settembre quando lo avevano consultato e lui si era messo a disposizione. A Max la Roma piace molto, ritiene abbia l’assorbimento perfetto in tutti i reparti, il materiale tecnico giusto per andare di 4-4-2 aspettando il rientro di Zaniolo. Con lui mai sarebbe entrato in discussione Dzeko, a mercato aperto forse avrebbe chiesto un centrocampista con maggiore fisicità, semplici dettagli rispetto alla decisione presa di aprire completamente alla Roma. Settembre è scivolato nell'incertezza e forse (un po') nella delusione ben celata di dover restare alla finestra. Anche gli ultimi giorni sono andati così, il venerdì prima dello Spezia con la sensazione forte di sentirsi l’allenatore in pectore della Roma, quella girata di Lorenzo Pellegrini che ha rimescolato le carte a favore di Fonseca, eppure mancavano attimi alla fine della partita. Quando si chiudono le porte, occhio, può sempre restare aperta una finestra, non soltanto per l’immediato presente ma anche per l’estate e malgrado il contratto del portoghese preveda un rinnovo automatico in caso di qualificazione alla prossima edizione della Champions.
LE PAURE DI MARINA
—Dopo Roma-Spezia e il recital di Pellegrini, il giro di Europa ci ha portato a Londra. Esattamente sponda Chelsea dove le esaltazioni della scorsa estate per un mercato faraonico hanno lasciato spazio alle delusioni cocenti per la gestione di Frank Lampard. Impossibile non mandarlo via, ha investito oltre 250 milioni spesi solo per i cartellini non troppi mesi fa. È stato impossibile non pensare, anche per dieci minuti, a Max Allegri come sostituto perfetto da far salire sul treno in corsa prima del deragliamento. Invece no, meglio l’ombroso ma meno scomodo Tuchel, uno che aveva strappato una faraonica buonuscita al Paris Saint-Germain e che sarebbe arrivato a Londra a piedi nudi e senza fare l’autostop. C'è una motivazione non troppo nascosta: Marina Granovskaia, la signora che decide, non apprezza particolarmente i caratteri complicati dei signorini italiani. Eppure dovrebbe essercene un'altra: quando il Chelsea ha vinto qualcosa, negli ultimi anni, in panchina c’erano Antonio Conte e Maurizio Sarri. Invece no, Tuchel. E per Max un altro boccone amaro da digerire, forse l'ultimo: riportatelo presto in panchina.
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