Arrestato dopo i disordini del 17 novembre durante le proteste per la morte di Mahsa Amini, il 26enne sarebbe ancora in attesa di processo. Ma dopo l’intervento della Fifpro e dei media, il caso ha avuto una rilevanza internazionale
Il caso Amir inizia a prendere forma, e grazie alla grancassa del calcio può essere utile per far luce su quanto sta succedendo in Iran. Amir Nasr Azadani è un calciatore, o almeno lo è stato per parecchi anni. Una discreta carriera in patria da difensore, avvicinamento in gioventù alla nazionale Under 16 iraniana, nel 2019 la rottura di un legamento del ginocchio lo ha frenato e oggi a 26 anni ha problemi molto più gravi che la ricerca di una squadra con la quale giocare a pallone.
L'attentato
—Amir è stato arrestato dopo i disordini scoppiati il 17 novembre scorso a Isfahan, la città iraniana nella quale è nato. Quel giorno si manifestava per protestare contro la morte di Mahsa Amini, la giovane uccisa dalla violenza della polizia il 16 settembre scorso. Nel corso dei disordini a Isfahan da una moto furono sparati alcuni colpi di pistola che hanno ucciso tre membri del corpo paramilitare fondato nel 1979 per ordine dell’ayatollah Khomeini noto come Basij. Tra le vittime c’era un colonnello, e la repressione è stata immediata e durissima.
Le accuse
—Nell’ambito dell’indagine secondo quanto riportato da Amnesty International sono stati arrestati 26 sospetti, e 11 di questi sono stati condannati a morte con le accuse di ‘moharebeh’, odio nei confronti di Dio, ‘efsad-e fel arz’, corruzione in terra, e ‘baghi’, ribellione contro lo Stato. Secondo quanto riportato da Amnesty International lo scorso 16 dicembre i 26 arrestati sono stati giudicati in maniera sommaria, senza la possibilità di cercare aiuto legale in maniera autonoma e da tribunali improvvisati. Tra gli 11 il nome più conosciuto è quello di Saman Seydi, noto come Yasin, un rapper curdo, mentre Amir Nasr Azadani appare nella lista dei 15 arrestati in attesa di processo.
Caso internazionale
—La presenza di un calciatore nella lista dei condannati ha attirato l’attenzione del Fifpro, il sindacato internazionale di categoria, che ha denunciato l’arresto di Amir attirando l’attenzione internazionale sul caso. Dei 26 però non si sa nulla, tra voci di condanne già eseguite e smentite categoriche. Questa mattina il quotidiano spagnolo Marca ha deciso di dedicare la prima pagina ad Amir, accompagnando la sua foto con la maglia del Teraktor Sazi, club della prima divisione iraniana nel quale Nasr Azadani ha giocato tempo fa, e un virgolettato importante: “Amir non è un terrorista e va liberato”.
Le testimonianze
—Le parole sono di John Toshack, storico giocatore e allenatore gallese, con un passato tra gli altri al Liverpool e al Real Madrid. Toshack ha allenato Amir al Teraktor quando questi stava cercando di recuperare dall’infortunio al ginocchio, nel 2019. Con Toshack nello staff del club c’era anche uno spagnolo, Alexis Plaza, che aveva stretto una grande relazione con Amir: “Non può essere vero – ha dichiarato Plaza a Marca –. È incredibile. Io avevo avuto un problema a un gomito e facevo riabilitazione con Amir, per questo ho stretto con lui una buona relazione. Un tipo timido, riservato, ma fondamentale nello spogliatoio, anche se era infortunato viaggiava sempre con noi. Ma quale terrorista, non ci credo che possa aver ucciso tre poliziotti, è impossibile. Ho parlato ieri con quello che era il nostro traduttore e ci ha detto che non sa niente di lui, che il governo ha nascosto i reclusi. Non voglio pensare a ciò che starà soffrendo. Per darvi un’idea della situazione io e Toshack finimmo al commissariato perché giravamo per la città in pantaloni corti, una cosa che li viene relazionata con l’omosessualità”.
La reazione
—La prima pagina di Marca ha provocato grande impatto, e dal Sudamerica è arrivata la reazione del governo iraniano. Gli ambasciatori del Paese in Colombia e Venezuela hanno attaccato il mondo occidentale per aver strumentalizzato la situazione. “Non è stata emessa alcuna sentenza giudiziale nei confronti di Amir Nasr Azadani – ha dichiarato Hojat Soldani, ambasciatore iraniano in Venezuela, al locale Ultimas Noticias –. E men che meno una condanna a morte. Come sempre i mezzi di comunicazione occidentali hanno cercato di manipolare i fatti con menzogne e calunnie per propagare la iranofobia”. Soldani ha detto che Amir è ancora vivo (si era diffusa la notizia della sua morte) e ha assicurato che “Nel sistema giuridico iraniano qualsiasi accusato ha diritto alla libertà di difesa, a un avvocato e alla possibilità di fare appello contro la sentenza”.
I tweet del Governo
—Questi invece i tweet pubblicati ieri dall’ambasciata iraniana in Colombia: “Notizie false sulla sentenza capitale emessa per un calciatore iraniano. Secondo la accusa Azadani è il quinto imputato in una causa penale. È accusato di far parte di un gruppo armato che ha ucciso a tre agenti di polizia con armi automatiche. Il processo non è stato ancora concluso, pertanto la notizia dell’emissione di una sentenza di pena di morte è una pura menzogna. Nelle brutali azioni dei manifestanti sono morti 50 poliziotti e altre centinaia sono rimasti feriti. In questa situazione di Guerra Ibrida continua la campagna di Fake News”. E oggi, sempre su Twitter, è intervenuta l’ambasciata iraniana a Madrid: “Secondo il tribunale di Isfahan Amir Nasr Azadani è accusato di quinto grado nel caso della morte di tre agenti ed è tra i nove imputati che restano in stato di custodia preventiva in attesa di processo e ancora ‘Non è stato emesso alcun verdetto per gli imputati del caso’”.
Caso internazionale
—Sembra che la visibilità internazionale data al caso dalla presenza di un calciatore abbia aiutato a far luce sugli arresti e sul processo a cui sono sottoposti gli imputati. La cosa però non esclude a priori la condanna a morte di Amir e degli altri 25 fermati dopo i disordini ad Isfahan oltre un mese fa.
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