L'allenatore del Real è tornato sui fatti di Valencia: "Le partite deve interromperle l’arbitro. Negli stadi ci urlano di tutto, camionette della polizia ovunque, sembra di andare in guerra"

Dal nostro corrispondente F.M. Ricci

Il Real Madrid non può permettersi di perdere un uomo come Carlo Ancelotti. In un momento delicatissimo, con l’incredibile attenzione politica generata nel mondo dal razzismo sofferto a Valencia da Vinicius, l’allenatore italiano questa mattina a Valdebebas ha risposto con calma, intelligenza e sensibilità a 14 domande sul tema del razzismo. Tutte quelle che sono state formulate oggi, in una conferenza stampa monotematica. E il suo discorso è stato impeccabile: sensato, moderato, duro, ponderato, chiaro.

Opportunità

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“Si parla tanto di quanto è successo ed è giusto così, questa può essere una grande opportunità per migliorare rapidamente le cose. Vinicius è una vittima che passa per colpevole. Dicono che provoca, si parla di attitudine, beh, che sia chiaro: Vinicius è la vittima, cosi come sono vittime tutte quelle persone che a Mestalla si sono comportate in maniera impeccabile. Io non volevo dire che 46.000 persone si sono comportate male e per questo chiedo scusa, però c’è un gruppo di persone, e non sono uno o due tifosi, che ha fatto male, molto male, così come a Valladolid, a Maiorca e altrove”.

Insulto libero

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“Sono d’accordo con quanto ha detto Xavi ieri, è stato esemplare: allo stadio c’è l’abitudine a insultare, è considerato normale. A Mestalla in conferenza stampa mi facevano notare la differenza tra scimmia e stupido (mono e tonto in spagnolo, ndr), e perché? Si può dire stupido a una persona? Succede a Vinicius, succede a Xavi, succede a me. Dietro le panchine ci dicono di tutto, figlio di puttana, frocio, invocano le morti di padri e madri, ma cos’è? Non siamo mica in guerra. Il nostro è uno sport. La Spagna non è un Paese razzista”. Carlo lo ripeterà tre volte. “Non lo è, come non lo è l’Italia. Però in Spagna c’è il razzismo, così come in altri posti. Che ognuno faccia il suo per fermarlo”.

Lo stop

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“Fermare la partita può essere una buona soluzione, ma io non posso prendere questa responsabilità, in campo c’è un giudice, l’arbitro. Ripeto, questo è un momento importante per prendere decisioni drastiche e cambiare le cose. Io domenica ho chiesto a Vinicius cosa voleva fare, e lui mi ha detto che voleva continuare a giocare. L’arbitro gli ha chiesto di continuare e la cosa è finita lì. Ripeto, io posso prendere questa decisione, ma non spetta a me. E non voglio arrivare a una soluzione tanto forte. Il problema è che il protocollo attuale è obsoleto. Perché non si può attivare al minuto 70 di una partita. Deve attivarsi due ore prima della gara. Perché i primi insulti a Vinicius si sono prodotti quando il nostro bus è arrivato a Mestalla. Se il protocollo inizia li, dopo non si può più parlare di provocazione da parte di Vinicius, tutti quelli che citano questa cosa restano senza argomenti. Ci dicono che sono stati casi isolati, ma secondo me se iniziano a prendere tutti quelli che hanno insultato Vinicius a Mestalla non sono uno o due, ma molti di più. Ripeto, non 46.000, ma tanti. Pubblicare nomi e cognomi dei colpevoli può essere una delle cose da fare, e secondo me a Valencia ci saranno tanti nomi e cognomi, ma le misure da prendere sono tante, non solo questa”.

Esempio inglese

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I primi tre anni di Vinicius in Spagna, nessuna denuncia per attacchi razzisti. La scorsa stagione due, in questa 8. “Non so cosa sia successo con Vinicius. Negli stadi tutto è permesso, e la cosa va fermata. Vinicius ha preso più protagonismo e ora i tifosi lo vedono come un nemico. Nello sport può succedere, ma gli insulti sono un’altra cosa. Condannare non è sufficiente, non è sufficiente. Da anni si condanna il razzismo, ma poi si deve attuare e sinora non è stato fatto. Gli insulti devono finire. In Inghilterra non insultano, loro il problema l’hanno risolto da tempo, da quando nel 1985 dopo l’Heysel i club furono espulsi per 5 anni dalle competizioni europee. Ci sono casi isolati, ma il problema è stato affrontato e risolto. Nelle partite del calcio inglese non c’è polizia, qui sembra di andare in guerra: una camionetta davanti, una di lato, una dietro, ma che cos’è? Che roba è? Li hanno attuato e risolto, con misure drastiche”.

Vinicius addio

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“No, non penso che oggi per la sua testa passi l’idea di andarsene. È triste, si, ma ama profondamente il Real Madrid e vuole proseguire la sua carriera qui. Vuole essere protagonista in questa squadra. Ci ho parlato, sa che ha l’appoggio incondizionato di tutti, e quando dico tutti penso a tutto il mondo. Sto aspettando di vedere cosa succede. Magari succeda qualcosa. Sono preoccupato. Ma sono contento che si parli di questo tema, voglio farlo, mi piace farlo, perché dobbiamo rovesciare una situazione che è negativa per tutti. Amiamo il calcio e vogliamo che sia il più pulito possibile. Aspettiamo, vediamo cosa succede. Guardo alla Federazione e alla Liga e credo nell’intelligenza delle persone e dei tifosi. E soprattutto all’educazione di ognuno”.

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