Il difensore uruguaiano tra il passato e il ritorno in casa dello United: “Pedri e Gavi non ci saranno, ma possiamo farcela se non facciamo errori. I miei miglioramenti? Anche merito della plaza de toros...”

Dal nostro inviato Filippo Maria Ricci

La storia di Ronald Araujo è un esempio di crescita che questo ragazzone uruguaiano di discendenza brasiliana racconta con orgoglio e grande senso dell’umorismo. “Quando sono arrivato a Barcellona la palla volava. Primo allenamento, in 20 in spazio ridotto: la tocco tre volte, la perdo tre volte. Io appena due anni prima giocavo ancora nella squadra del mio paese, Rivera, e in Uruguay non si parlava di costruzione dal basso: noi sparavamo via i palloni e lo stesso facevano gli avversari. E invece qui alla Masia accanto a me c’erano ragazzi che erano cresciuti curando la palla, gente che faceva quegli esercizi da quando aveva 8-9 anni”.

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