Spettacolare pareggio all'Emirates tra i Gunners e il Southampton. Ora i londinesi sono a +5 su Guardiola ma con due partite in più. Mercoledì c'è lo scontro diretto
Clamoroso all'Emirates. L'Arsenal raddrizza nel finale una partita che aveva a lungo meritato di perdere, ma il 3-3 acciuffato per i capelli in casa contro il Southampton ultimo in classifica non raddrizza la corsa alla Premier. Mercoledì c’è lo scontro diretto all’Etihad contro il Manchester City e i Gunners ci arrivano col fiato corto: terzo pareggio di fila, strada per la vittoria improvvisamente perduta, vantaggio ora di 5 punti ma con la squadra di Guardiola che ha due partite da recuperare, oltre alla sfida dell’anno da giocare in casa. Quei 5 punti sono, in poche parole, una dote preziosa che rischia di dissolversi senza che l’Arsenal possa farci nulla.
LE CHIAVI
—Anche perché l’Arsenal ha smesso di giocare da capolista. Contro il Southampton, che ora non vince da 7 partite, lo ha fatto solo negli ultimi 12’ di partita, compresi i 10’ di recupero introdotti dal 2-3 di Ødegaard e dal 3-3 di Saka. Vero che i Gunners hanno rischiato di vincere la partita nel recupero, con la traversa di Trossard e i tanti episodi dubbi in area dei Saints, ma fino al gol di Ødegaard che ha ribaltato tutto avevano meritato di perderla. Come era successo nelle due partite precedenti, prima a Liverpool e poi in casa del West Ham. L’Arsenal aveva bisogno di una vittoria per cancellare i dubbi e concentrarsi sulla sfida col City, invece ne ha aggiunti ancora di più. Sul portiere Ramsdale, che ha sulla coscienza l’1-0 incassato dopo 27", sulla difesa che non regge più, sull’attacco dove Martinelli ha giocato come un indiavolato, eguagliando col gol del momentaneo 1-1 il record di marcature stagionali per un brasiliano in Premier (15, come Roberto Firmino nel 2017-18), mentre Jesus e Saka vanno troppo a sprazzi, su una squadra in generale che si è riscoperta improvvisamente più debole, forse schiacciata dalla pressione e con qualche sicurezza in meno per gli infortuni (Saliba su tutti, ma contro i Saints è mancata anche la personalità di Xhaka). Per uscire indenni dall'Etihad serve l’Arsenal che aveva dominato la prima parte di stagione, quello che da qualche partita si è perso. Il Southampton è la squadra che più ha da rammaricarsi di questo 3-3, perché nel finale ha buttato via quella vittoria che le manca dal 4 marzo e con cui avrebbe lasciato al Leicester l’ultimo posto. La salvezza, a 24 punti, resta lontana, ma giocando così non è una missione impossibile.
LA PARTITA
—Il fischio d’inizio è risuonato da appena 27 secondi nella bolgia dell’Emirates quando il Southampton passa. È la conseguenza di un errore di Ramsdale, che con un disimpegno serve Alcaraz anziché i compagni e l’argentino lo fredda con un tiro da fuori. Prima del quarto d’ora, l’Arsenal affonda, colpito dal grande ex Walcott che firma il 2-0 Southampton con un bel diagonale su assist di Alcaraz. I Gunners rinascono al 20’, con Martinelli che accorcia servito alla perfezione in mezzo all’area da Saka. L’Arsenal alza il ritmo, il Southampton perde per infortunio Bednarek, ma al riposo (più 8’ di recupero) i Saints arrivano avanti 2-1. Gli ospiti ripartono senza Alcaraz, di gran lunga il migliore in campo, rimpiazzato da Lyanco per giocare più coperti con la difesa a 5. Il Southampton si chiude, ma anziché subire gol lo realizza al 66’ con Caleta-Car, che fa centro di testa raccogliendo sul secondo palo una sponda di Bella-Kotchap. Ødegaard all’88’ trova il jolly dal limite che riapre la partita, due minuti dopo Saka in mischia trova il 3-3. L’arbitro concede 8’ di recupero, che Trossard apre centrando la traversa con una magia dal limite. L’Arsenal ci prova, ma il gol non arriva. E ora all’orizzonte c’è il City.
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