Disfatta. E’ l’unico termine per definire l’esito per il Foggia del derby playoff del “Monterisi”. Una serata storica, in un catino tutto gialloazzurro ribollente di tifo e calore. E che terminerà in festa grande per tutta Cerignola, fiera di una squadra che ha maciullato il blasonato club del capoluogo allo stesso modo di quanto fatto in campionato. Evidenziando forse meno strapotere tecnico-tattico rispetto al 4 a 2 di due mesi fa; eppure ottenendo un risultato ancora più largo, con tre gol di scarto: margine più che abbondante in un playoff da giocare in 180′.

I gialloazzurri di Pazienza hanno vinto perchè, nonostante la terza partita in otto giorni, si sono dimostrati in termini atletici, fisici, mentali nettamente migliori rispetto ai rossoneri. Aspetto fondamentale, che si aggiunge al dato statistico eloquente, ulteriormente arrotondato dalla gara di stasera: l’Audace è l’avversario che ha segnato di più ai rossoneri (11 gol in 3 partite); li ha sempre battuti, mettendone impietosamente a nudo i limiti, puntualmente massacrati. Il Foggia non fa tesoro delle precedenti rovinose debàcle di campionato, ma bisogna anche considerarne un aspetto, probabilmente decisivo: i rossoneri non hanno mai affrontato i gialloazzurri con lo stesso allenatore: tre gare, tre conduzioni tecniche diverse. Dato (impressionante) che la dice lunga sul caos tecnico che ha accompagnato la stagione dei satanelli. E che deve far riflettere su dove vadano ricercate le principali responsabilità.

Del resto, aldilà dei dati numerici e statistici, le differenze tra le due squadre sono riscontrabili anche su ben altri fronti, tutti “misurabili”. Per farlo basterebbe anche solo guardare ai rispettivi turn-over e ai successivi cambi nella ripresa: Pazienza, rispetto alla gara di domenica scorsa contro il Monopoli, lascia fuori (a sorpresa) il solo Malcore permettendosi il lusso di una “scelta tecnica” che privilegia la rapidità di Achik e D’Andrea, ma nella ripresa può immettere lo stesso bomber insieme a Ruggiero, D’Ausilio e Samele: forze fresche, ricambi di pari livello dei titolari, che spaccano il Foggia in due ad ogni ripartenza. Rossi invece deve ricorrere ad una turnazione che, al netto del caso Petermann (perchè ancora fuori?), pare obbligata dal non all’altezza stato di forma dei suoi, evidente anche contro il Potenza: così c’è Beretta dal primo minuto (altra sorpresa) ma in condizioni apparse subito (ancora e sempre) precarie; Ogunseye, che lo rileva dopo l’intervallo, si fa male (contrattura?) dopo neanche mezz’ora. Segni inequivocabili di uno stress fisico inevitabile dopo una rincorsa forsennata dal penultimo sin quasi al terzo posto, con una rosa risicatissima e ridotta a lungo ad appena 14 o 15 elementi realmente utilizzabili (come non pensare ai “tagli” del mercato di gennaio non adeguatamente rimpiazzati, con tre cambi di allenatore nel mezzo?). In più, l’assenza di Garattoni (uno dei due o tre elementi di maggior rendimento: imprescindibile), a sua volta per infortunio, stante la mancanza di altri esterni in rosa (dopo l’addio a Nicolao, altra scelleratezza di mercato), è malamente (purtroppo) ovviata dall’innesto di Bjarkason, adattato ad un ruolo non suo: l’islandese ne fa una ottima (il gol), un’altra pessima un minuto dopo (la palla persa a centrocampo che innesca il 3 a 1 immediato), ma è indiscutibile che il Cerignola sfondi sempre da quel lato. L’Audace, ordinato in manovra, più veloce nelle transizioni, sempre in grado di giocare a due tocchi e attivare due o tre opzioni per ogni giocata, fa in realtà il giusto e poco più: gli basta l’impianto tattico migliore e la maggiore freschezza anche nei cambi per avere, alla lunga, la meglio.

LA PARTITA – Eppure il Foggia non era neanche partito malissimo. I primi 20′ vedono le due squadre in lunga fase di studio, senza una prevalenza evidente. A spaccare è l’episodio del rigore: Odjer (perchè?) si scansa cedendo a Leo, che però va in evidente ritardo su Achik: il golden boy dei giallazzurri trasformerà l’inevitabile rigore (21′), avviando una fase di grande confusione per i rossoneri. Che vanno in bambola: ancora Odjer (confusissimo), 3′ dopo, fa fallo al limite: la punizione (splendida) rinverdisce i fasti di Sainz-Maza (che non esulterà per rispetto al “suo” Foggia) e cala il raddoppio che frastorna ulteriormente i satanelli. Rossi va ai ripari e non aspetta neppure l’intervallo per immettere Petermann ma la frittata è fatta. Achik e D’Andrea non danno punti di riferimento alla retroguardia avversaria e il primo sfiora ancora lo specchio in conclusione di tempo.

La seconda frazione parte subito a ritmi altissimi: il botta e risposta tra Bjarkason (assist di Ogunseye di testa e tiro da posizione impossibile, su cui però Saracco ci mette molto del suo) e ancora Maza (D’Andrea ruba palla all’islandese, Russo rifinisce, lo spagnolo cerca e trova il secondo palo) appesantisce se possibile ancora di più la gara del Foggia, che capisce di non poter sbagliare più nulla. Cosa forse non chiara a Schenetti, che riconferma proprio oggi episodi già visti in campionato (specie nel girone d’andata) sprecando su Saracco che gli chiude lo specchio in ottima uscita bassa. Errore che impedisce al Foggia di riaprire la gara, mentre Ogunseye (altra grossa tegola…) deve dare forfait (dentro Peralta) concludendo i suoi 25′ totali di gioco con un assist e una correzione a rete di poco alta (57′). Nel finale i padroni di casa, innervati da forze fresche, concludono l’opera demolitoria: D’Ausilio (uno degli innesti della ripresa) prima “grazia” l’assurdo colpo di tacco di Frigerio sparando di poco sulla traversa il tiro a botta sicura (78′), poi si riscatta appena 2′ dopo (ancora e sempre sul lato destro della difesa rossonera…) concludendo l’ennesima transizione veloce dei cerignolani fra le gambe di Thiam. E’ l’apoteosi del Monterisi che “vede” una straordinaria qualificazione al secondo turno nazionale lì ad un passo e festeggerà a lungo in una serata che resterà memorabile per la città ofantina. E, purtroppo, anche per la città capoluogo, dove si avverte l’acro odore del game over: l’accesa contestazione davanti allo Zaccheria accoglie una squadra affranta, lasciata soli dalla società (nessun dirigente presente per “solidarietà ai tifosi”, aveva detto il presidente…), che non pensa all’ipotesi (forse fin troppo razionale per essere considerata…) di mandare subito la squadra in ritiro, evitandogli la velenosa coda notturna davanti allo Zaccheria. Con l’obiettivo di provare il tutto e per tutto per lunedì.
A noi viene in mente quella rimonta sfiorata dalla Cavese nel 2007 (anche lì, tre gol di scarto), in mezzo a diecimila fischietti e con un Foggia salvato solo dal morso della “vipera” Mastronunzio a tempo scaduto: a Cava avevano comunque dimostrato di crederci. E al Foggia?

Giancarlo Pugliese

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Audace Cerignola-Foggia 4-1 / IL TABELLINO

Reti: 21′ rig. Achik (AC), 24′ Sainz-Maza (AC), 48′ Bjarkason (F), 49′ Sainz-Maza (AC), 80′ D’Ausilio

Cerignola (3-5-2): Saracco; Blondett, Capomaggio, Ligi; Coccia (19’st D’ausilio), Tascone, Langella, Sainz-Maza (25’st Ruggiero), Russo; Achik (19’st Malcore), D’Andrea (25’st Samele). A disposizione: Fares, Trezza, Oliveira, Allegrini, Giofrè, Bianco, Inguscio, Mengani, Botta, Righetti, Montini. All. Michele Pazienza.

Foggia (3-5-2): Thiam; Leo, Conte, Rizzo; Bjarkason, Di Noia, Odjer (37’pt Petermann), Schenetti (11’st Frigerio), Costa; lacopini, Beretta (1’st Ogunseye poi 25’st  Peralta). A disposizione: Raccichini, Dalmasso, Rutjens, Di Pasquale, Vacca, Capogna,. All. Delio Rossi.

Arbitro: Nicolini di Brescia

Note: serata umida, terreno in discrete condizioni. Spettatori 3.500 circa. Settore ospite chiuso.

Ammoniti: Odjer (F), Ligi (AC), D’Ausilio (AC), Frigerio (F), Capomaggio (AC) 

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