Per quanto altamente indolore ai fini della permanenza in serie C, la partita persa col Catanzaro rappresenta lo specchio e l’emblema di tutta la stagione calcistica del FOGGIA: fortissimo con le deboli e debole con le forti eccezion fatta per le gare con Bisceglie e Bari. Eppure il primo tempo contro il Catanzaro non è stato da buttare via. Il FOGGIA pressava alto per impedire agli ospiti di ripartire, ovvero quando era in possesso di palla, aveva sempre un uomo in maglia rossonera libero alle spalle per poter ricevere la sfera. Sicuramente molto meglio che nella gara contro contro il Teramo, che però fruttò un pareggio. Nella ripresa ,infatti, il Catanzaro ha fatto quello che ha voluto, vincendo con pieno merito e facendo vedere al FOGGIA come si fa ad essere quarti in classifica per davvero. Oltretutto il FOGGIA era sceso in campo con 6 under, poi diventati 7, mentre il Catanzaro non aveva un under neppure in panchina. O mutos deloi diceva Esopo, vale a dire morale della favola: poteva mai la primavera della Salernitana battere il coriaceo ed esperto Catanzaro? Impossibile. Le troppe assenze in contemporanea hanno penalizzato il FOGGIA che però paradossalmente la partita l’ha persa con Curcio e Rocca in campo. La domanda sorge spontanea: erano o non erano clinicamente guariti? Se si perché almeno uno non ha giocato dall’inizio? Il Balde visto in campo ieri ha fatto rimpiangere D’Andrea e Dell’Agnello, perché è stato l’unico al di sotto della sufficienza in pagella. Gli altri hanno veramente fatto il massimo, ma il divario delle forze in campo era troppo evidente. Per la prima volta dobbiamo imputare questa sconfitta alla società che non ha fatto mercato per le note diatribe interne. Ben 30 giocatori schierati in questo campionato significano caos. Marchionni dopo il pareggio col Francavilla aveva puntato su un gruppo di 14 persone ed il motivo lo si è visto. Dietro i titolari è solo tabula rasa. Dopo aver perso con la quarta in classifica ora il FOGGIA deve affrontare consecutivamente la seconda, la prima e la terza. Febbraio corto e amaro….passasse subito almeno…
Peppino Baldassarre