Una partitaccia. Il FOGGIA si presenta con Di Pasquale all’esordio in campionato in luogo di Girasole. Il Taranto pressa alto ad un ritmo talmente forsennato che dura solo due minuti. Il FOGGIA prende il pallino del gioco, chi porta palla vede sempre uno o due rossoneri liberi e pronti a ricevere. Gli ionici sono costretti al fallo tattico, in quanto le tre sottopunte sono nulle in fase di interdizione, nonostante ciò il FOGGIA non tira mai in porta, anzi al 16° Alastra para in uscita disperata, ma l’arbitro assegna rigore e il Taranto inopinatamente passa in vantaggio. Ora è inutile discutere della generosità del direttore di gara quando invece è gravissimo che per l’ennesima volta in casa nostra l’avversario si presenti da solo in area davanti al portiere. Zeman manda in campo contemporaneamente Di Jenno per un insufficiente Martino e Rizzo Pinna per un disastroso Merola infortunatosi. E se Di Jenno si comporta più che bene sulla sinistra, Rizzo Pinna fa solo confusione. Nella ripresa il FOGGIA porta troppo la palla e non velocizza, si ostina ad andare in profondità sulla fascia, come se il gol si dovesse segnare andando a colpire la bandierina del calcio d’angolo. I tiri in porta latitano e Rizzo Pinna peggiora la sua prestazione. Poi Curcio fa il mago e mette Petermann in condizione di pareggiare al 21°. Due minuti dopo Gallo si porta sulla coscienza la mancata vittoria, avendo avuto fretta di tirare alto da posizione favorevolissima. Zeman toglie Rizzo Pinna quando è troppo tardi, tentando la carta del doppio centravanti e Vigolo è bravo nel tenere in apprensione la difesa rossoblu. Non altrettanto bravo si mostra Garofalo che sostituisce Gallo, ma che gioca nettamente al di sotto dello standard dello scorso anno. La partitaccia finisce qui. Per il FOGGIA un pareggio casalingo col retrogusto di una sonora sconfitta, anche se in classifica si recupera un punto su chi ha perso a sorpresa.
Peppino Baldassarre

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