La Paganese reagisce, ma la difesa del FOGGIA tiene, giocando sia di fioretto che di spada quando è necessario. Difesa alta ma non troppo. Non sappiamo se sarà così pure in campionato o se invece per una squadra nuova per nove undicesimi si sia deciso di non rischiare il fuorigioco. Di sicuro Markic e Sciacca non hanno sfigurato, mentre ai lati se saliva Martino, Nicoletti non partiva e viceversa. Abbiamo detto della catena di sinistra quasi pronta, mentre a destra Martino, Rocca e Merola non trovavano ancora il giusto sincronismo. A dirigere l’orchestra il buon Peterman, coadiuvato a volte dal sorprendente Gallo pronto a dargli una mano.
Impossibile fare un paragone con lo scorso anno, poiché non ebbe luogo la Coppa Italia di Lega Pro causa Covid, ma due cose sono certe. La prima è che in aprile la Paganese in inferiorità numerica espugnò lo Zaccheria, ma questo è un mero fatto statistico. La seconda invece è ben più importante: solo quando è strettamente necessario la palla viene passata all’indietro, mentre sempre si cerca il passaggio in avanti, sia lungo sulle fasce, che corto nella zona nevralgica del campo se le fasce vengono presidiate dall’avversario.
Anche questa è specialità della casa del Magister Zeman. Niente costruzione dal basso che al massimo ti costruisce una casa popolare di tre piani, ma lancio in avanti per costruire grattacieli e produrre fuochi d’artificio con i tre attaccanti. Nella ripresa invece per una ventina di minuti la Paganese ha preso pieno possesso del centrocampo. Fortunatamente la difesa ha tenuto, restando concentrata e raddoppiando o a volte triplicando le marcature sul presunto utilizzatore finale della manovra azzurrostellata.
Alastra ha effettuato un intervento salva risultato. Francamente eravamo convinti che il portiere fosse il tallone di Achille della compagine rossonera, memori delle figuracce di Ivanov e Santarelli. Invece Alastra oltre a salvare il risultato, aveva già nel primo tempo coperto bene lo specchio si due tiri a fil di palo ed era stato ben reattivo sul palo interno di Castaldo agguantando la sfera prima che varcasse la linea di porta. Un pò indeciso nelle uscite e nei movimenti senza palla quando andava avanti e indietro dall’area piccola alla lunetta. Sicuramente Botticella gli farà trovare la quadra.
Dicevamo del calo a centrocampo. Non sappiamo se l’accumulo di acido lattico abbia giocato un brutto scherzo ai nostri, né francamente abbiamo capito perché il Magister abbia effettuato solo tre dei cinque cambi a disposizione. Sta di fatto che Ballarini e Garofalo hanno rivitalizzato il centrocampo, mentre Curcio e Rocca dopo una breve ecclissi hanno ricominciato a giocare. Dal piede di Curcio il pallone è andato a Merkaj. L’albanese aveva un solo difensore davanti a sé, poteva tentare la conclusione, ma invece è stato bravissimo a vedere solo soletto alla sua destra Merola, il quale aveva seminato con uno scatto i difensori avversari.
Palla dunque a Merola e l’ex empolese fa un numero degno di un fuoriclasse sud americano: con una finta mette a sedere il portiere avversario e poi comodamente deposita in rete il pallone del 2-0 che significa la certezza del passaggio del turno. Inutile dire che lo Zaccheria esplode di gioia. Il FOGGIA sfiora pure la terza marcatura, ma ormai è fatta. Zeman dichiarerà che siamo al 50%. Molto bene. Speriamo a Viterbo di arrivare al 55%. Tutto sommato è stato un esordio più che buono.