Lewandowski e Neuer i migliori al mondo, Goretzka e Kimmich campioni di solidarietà. E l'unico ko stagionale rimane in famiglia
Nato un anno e due giorni dopo suo fratello Uli, Dieter Hoeness divenne per sempre TurbanDieter il primo maggio 1982, quando nella finale di coppa di Germania contro il Norimberga una ferita alla testa lo bagnò di sangue. L’attaccante non volle uscire, il dottor Müller Wohlfahrt già c’era e gli impacchettò la fronte con un turbante che da bianco si macchiava di rosso, costruendo la leggenda. Il Bayern stava perdendo 2-0 alla fine del primo tempo, vinse 4-2 con un gol anche di Turban Dieter, ovviamente di testa, anzi, di benda. Sua moglie era incinta, seguì la partita alla tv con inevitabile ansia e si temette per la gravidanza. Al bimbo 12 giorni dopo venne dato nome Sebastian e nel 2020 è diventato l’unico allenatore ad aver sconfitto il Bayern. Il figlio dell’ex centravanti da cinque “scudetti” e nipote del presidente onorario Uli Hoeness ha fatto sì che la sola battuta d’arresto di un’annata indimenticabile sia rimasta in famiglia. Anche questo è un successo.
Inarrestabili
—Su 48 partite dell’anno solare, il Bayern ne ha vinte 42. Cinque i pareggi; la sola caduta, quella dai parenti, è avvenuta il 27 settembre: 4-1 in casa dell’Hoffenheim. Tre giorni prima, i rossi avevano ripreso la Supercoppa europea, tre giorni dopo avrebbero inserito nella loro storia un’altra Supercoppa tedesca: aggiunte al Triple, che da loro nessuno chiama Triplete perché non spagnoleggiano, fanno cinque titoli nel 2020. Tutti quelli disponibili. "Lavorare con questa squadra è un divertimento per noi allenatori, dobbiamo soltanto ringraziare", ha detto Hansi Flick dopo il successo a Leverkusen, segnando all’ultimo minuto della partita che chiudeva l’anno: emblema di una mentalità.
La sorpresa
—Flick in 294 giorni è passato da assistente di Niko Kovac a campione d’Europa, e la Champions è arrivata dopo la Bundesliga e la coppa di Germania. Eppure non è stato eletto miglior allenatore del 2020 dalla giuria del premio Fifa. Lo ha preceduto un sorpreso Jürgen Klopp, e per assegnare l’alloro al tecnico del Liverpool sono state decisive le preferenze dei capitani e dei c.t. delle nazionali di tutto il mondo, mentre per giornalisti e tifosi il numero uno era l’altro tedesco. Dietro a un trofeo che spesso non rispecchia i valori annuali, bensì quelli di carriera e immagine, si nasconde una domanda che anche in Germania viene spesso sbandierata di fronte all’evidente strapotere: è troppo facile vincere con il Bayern? La Champions di agosto è la miglior risposta. Vero, in Bundesliga – otto titoli di fila - è mancata spesso la competizione, ma la corona europea eleva campionato e il suo club migliore su valori assoluti.
La coscienza sociale
—Robert Lewandowski è diventato il Best per la Fifa, Manuel Neuer è stato eletto miglior portiere del mondo: l’egemonia nel dominio sportivo-economico è aumentata nell’anno magico della prima impresa di spettacolo della nazione, allargando consensi e pure invidie. Se il successo continuo può sfociare nella presunzione, alcuni personaggi nello spogliatoio rimangono capaci di abbinare una coscienza sociale allo status economico fuori portata di un calciatore della squadra più ricca. Quando è scoppiata la pandemia, Leon Goretzka e Joshua Kimmich hanno lanciato una raccolta di fondi chiamata WeKickCorona, diamo un calcio al virus. Finora hanno ricevuto più di 5 milioni di euro, usati per sostenere 570 progetti di aiuto sanitario e finanziario a persone e associazioni colpite nella salute. Soldi e beneficenza a parte, Goretzka, in un’intervista natalizia a Die Welt, ha raccontato del suo incontro in questo anno con Margot Friedländer, 99 anni, sopravvissuta all’Olocausto, e si è scagliato con toni inequivocabili contro l’Afd, partito nazionalista di destra: "E’ una vergogna per la Germania". E’ stato attaccato sui social, ma si è formato anche un corposo movimento a suo favore, con l’hashtag traducibile con "dillo come Goretzka".
Meno soldi, più futuro
—Il Bayern fa opinione in qualunque caso, combatte il razzismo con prese di posizione nette contro gli attacchi ai giocatori di colore, oppure con la risoluzione del contratto di un allenatore delle giovanili sospettato di gesti simili. Anche nel 2020 il Bayern ha vinto e guadagnato, pur se la pandemia ha ridotto i margini: circa 52 milioni in meno di fatturato e 42 in meno di attivo dopo la tassazione, facendo scendere il segno più a "soli" 9,8 milioni. "Ma il fatto di aver chiuso in positivo anche dopo un anno del genere è già un segnale incoraggiante" ha detto Karl-Heinz Rummenigge, che inizia ora gli ultimi dodici mesi in carica. Le preoccupazioni non hanno rimandato l’inaugurazione del Bayern World in centro a Monaco, a inizio dicembre. Un palazzo con un fan shop, due ristoranti e un boutique hotel con 30 stanze. Il futuro si costruisce anche così. Per cercare di andare oltre la pandemia, valgono le parole di Robert Lewandowski, 45 gol sui 149 totali nel 2020: "Noi vogliamo sempre di più".
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