Il difensore campione del mondo 2006 in un'intervista al quotidiano inglese: "Fu un risultato straordinario, la conseguenza delle mie prestazioni al Mondiale. Quando lo vinci diventi una leggenda. Maguire e Stones? Bravi, ma Chiellini..."
Parli di difesa e pensi al calcio italiano. Parli della Nazionale e pensi al Mondiale 2006. Parli del difensore azzurro della Coppa del Mondo in Germania e pensi a Fabio Cannavaro. Tutto questo, soprattutto se sei all’estero come il britannico "The Sun", che ha pubblicato un’intervista all’ex calciatore. Oggi allenatore in cerca di sfide, il 48enne si è mosso con la stessa sicurezza che metteva in campo da giocatore, senza paura di nessuno: “Dopo il Pallone d’Oro valevo circa 100 milioni”.
la qualità costa
—Ed è proprio sulla tematica dei prezzi dei cartellini che Cannavaro viene subito stuzzicato, visto che in Inghilterra le due squadre di Manchester sono state criticate per gli acquisti a peso d’oro di Harry Maguire e John Stones: “Non bisogna sorprendersi se le società investono tanto in giocatori di talento - spiega l’ex azzurro -. In Italia diciamo che con i grandi attaccanti vendi i biglietti, ma con i grandi difensori vinci le partite”. Detto da uno dei migliori interpreti nelle retroguardie del Terzo Millennio, ha ancor più senso. Un po’ di orgoglio nazionale certo non manca: “Stones e Maguire si prendono le loro responsabilità e giocano senza paura, ma in modo diverso dai difensori italiani. Giorgio Chiellini è, per esempio, uno che ancora incarna lo spirito tipico dei nostri difensori, con il livello di concentrazione necessario a fermare un attaccante in qualsiasi momento. Loro due invece...”.
al passo coi tempi
—Essere una colonna del reparto arretrato oggi, però, è ben diverso rispetto anche a solo 15 anni fa: “Oggi i difensori centrali sono più alti - ammette Cannavaro -, il calcio cambia e si evolve continuamente e i calciatori si devono adattare. Se sei forte, però, puoi giocare a qualsiasi livello e in qualsiasi epoca”. Come lui, ricordato Oltremanica soprattutto per quel Pallone d’Oro: "Fu un risultato straordinario, la conseguenza delle mie prestazioni al Mondiale. Quando lo vinci diventi una leggenda". Certo, ai suoi tempi il calcio italiano era più competitivo rispetto a oggi: "Ogni squadra aveva grandi giocatori in Serie A e anche i club minori avevano in rosa diversi rappresentanti nelle varie nazionali. La Premier League aveva ottimi allenatori e calciatori talentuosi ma, in quanto a qualità, il livello era migliore nel campionato italiano".
e adesso?
—Ora gli equilibri sono cambiati. Cannavaro apprezza Harry Kane, Heung-Son e Pierre Emerick Aubameyang in particolare, come ovviamente Cristiano Ronaldo, ma “contro di me sarebbe stata dura per chiunque, non avrei avuto paura di nessuno”. Ora però il Fabio difensore ha lasciato spazio alla versione allenatore che da settembre ha salutato il Guangzhou Evergrande in corrispondenza della contrazione degli investimenti sul calcio in Cina. “Un allenatore non deve porsi limiti - continua l’ex calciatore - e mi piacerebbe sedere su una panchina in Inghilterra, come in Francia e in Italia. Quando arriva un progetto convincente, lo si valuta”. Con quale filosofia? “Mi piace che la squadra costruisca dal basso, ma dipende dai calciatori a disposizione. Un allenatore deve capire le situazioni e sfruttarle con astuzia”. Come accadeva in campo un decennio e mezzo fa, insomma. Vero, Fabio?
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