Gli xeneizes trionfano in campionato grazie all’aiuto degli acerrimi rivali che giocano allo spasimo per piegare il Racing in un finale thriller. Un esempio di fair play

Il 35° campionato vinto dal Boca Juniors al fotofinish ha regalato immagini e situazioni semplicemente impensabili, che raccontano di un fair-play insolito non solo a quelle latitudini. Non è un caso, infatti, che il giorno dopo anche la stampa locale sottolinei l’eccezionalità del caso, con il Boca in trionfo grazie "all’aiuto" dei rivali storici, vale a dire di quel River vittorioso sul campo dei diretti rivali per il titolo. Al di là dei proclami e dei propositi della vigilia, onestamente pochi avrebbero immaginato che le due sfide decisive giocate nella notte, vale a dire Boca-Independiente e River-Racing, si sarebbero svolte regolarmente e nel rispetto di quel fair-play che invece dovrebbe sempre regnare nello sport. Invece, i 90’ (più recupero) della Bombonera e del Cilindro di Avellaneda hanno nobilitato l’immagine del calcio argentino consegnando al pubblico due sfide giocate a viso aperto e senza calcoli dettati da logiche di tifo.

Spirito Millionario

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"Il Boca ringrazia il River", recita uno dei titoli più abusati oggi dalla stampa argentina. Titoli insoliti come le esultanze sfrenate sugli spalti della Bombonera alle notizie che giungevano da Avellaneda, dove il River affondava il Racing con una rimonta tra l’80’ e il 95’ con tanto di rigore neutralizzato al 90’. L’impensabile alla fine si è materializzato, con buona pace di chi (quasi tutti) dava per scontato che il River avrebbe perso per ostacolare il trionfo del Boca (giunto all’ultima giornata con un punto di vantaggio sull’Academia). Onore al River, dunque, che ha peraltro consentito al Boca di raggiungerlo in cima alla classifica dei club più titolati in patria con 51 trofei, ma dietro alla sportività dei millonarios c’era soprattutto la volontà di Gallardo di salutare nel migliore nei modi. Il ciclo del Muneco, che adesso cercherà fortuna in Europa dopo aver arricchito la bacheca del River con ben 14 titoli, non poteva certo terminare con un risultato negativo, anche se questo avesse voluto dire far gioire gli odiati "cugini" xeneize.

Fair play rojo

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Lo stesso discorso vale per l’Independiente, protagonista di una prova all’ultimo sangue contro il Boca nonostante il rischio di veder trionfare gli storici rivali dell’Academia. Il Rojo avrebbe potuto alzare tranquillamente bandiera bianca dopo il 2-1 xeneize a inizio ripresa, invece ha lottato come un leone acciuffando a dieci minuti dallo scadere quel pareggio che ridava qualche minima speranza al Racing, in quel frangente a un solo gol dal titolo. Com’è stato possibile? La spiegazione del giorno dopo, anche in questo caso, ha un nome e un cognome, quello di Julio Cesar Falcioni. Prima ancora che alle sorti dei rivali storici, il gruppo ha pensato a un tecnico sul piede d’addio con cui ha costruito un rapporto solido e sincero. Un tecnico che meritava di essere salutato degnamente dopo essere diventato un esempio per tutto il calcio argentino grazie alla dura lotta (vinta) anni fa contro il cancro senza abbandonare quasi mai la panchina. La squadra ha giocato prima di tutto per lui, anche a costo di favorire "la vuelta olimpica" dell’odiato Racing. Le emozioni regalate dagli ultimi 90’ del campionato argentino sono figlie di motivazioni che, una volta tanto, sono risultate superiori alle logiche del tifo. Ognuno ha semplicemente giocato per sé e il risultato è stato una giornata di emozioni indelebili.

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