Di Franco Ordine
Scoprimmo, noi giovanissimi apprendisti tifosi del Foggia, il talento balistico di Aldo Gambino, all’anagrafe Cataldo Vincenzo, classe 1937, barlettano doc, una domenica di marzo, allo Zaccheria di tantissimi anni fa. La Salernitana, all’epoca capolista in serie C, venne dalle nostre parti sicura di poter imporre la sua forza e ci ritrovammo per due volte davanti e due volte raggiunti con un gol di Gambino, per poi vincere 3-2 su autorete. Oronzo Pugliese, che sarà stato anche uno stregone prima di diventare allenatore, aveva occhi spalancati per cogliere al volo le qualità di un calciatore. Così, appena salimmo in serie B in quella stagione, chiese di acquistarlo dalla Salernitana. E mai scelta fu più azzeccata. Gambino è stato, grazie all’intuito dimostrato in area di rigore, l’antesignano del “falso nueve”. Aveva costruito, con Vittorio Cosimo Nocera, un’intesa e una coppia straordinarie. Uno attaccava in velocità, l’altro -zitto zitto- si nascondeva e spuntava all’improvviso per la deviazione vincente. Di testa, poi, era uno specialista nello scegliere il tempo giusto e la deviazione malandrina. Ha giocato molto di più in serie B che in serie A dove la concorrenza interna (con gli arrivi di Micheli e Maioli) era aumentata eppure quando serviva lui si faceva trovare pronto. Aveva adottato lo stile Sivori, giocando sempre con i calzettoni arrotolati sulle caviglie a dimostrazione di non avere alcuna paura delle cattiverie altrui. Era il più astuto della compagnia, conosceva l’arte dello sfottò nella vita da spogliatoio ma poi in campo diventava serissimo e concentrato. Ho avuto il piacere di contattarlo di recente, attraverso il figlio Beppe, alcuni mesi
fa. Mi ha spedito in regalo preziosi ritagli di giornali e alcune foto che conservo gelosamente. Si è spento all’improvviso, senza alcun preavviso. Proprio come quando spuntava in area di rigore per marcare un gol. Addio caro dolcissimo Aldo, che la terra ti sia lieve.