Il canadese del Bayern ha raccontato il suo stop di tre mesi e ha spiegato che l'incertezza che ha seguito la diagnosi gli ha fatto anche pensare che forse la sua breve ma già stellare carriera rischiava di terminare all'improvviso.
Quando ad Alphonso Davies, che aveva avuto il Covid qualche tempo prima, è stata diagnosticata una miocardite, il suo agente aveva spiegato che la preoccupazione maggiore del calciatore del Bayern Monaco era quella di...annoiarsi nel periodo di inattività forzata imposto dai medici. Ma la realtà è stata ben diversa e a spiegarlo è lo stesso canadese. Il terzino di Nagelsmann ha parlato di quel periodo in un'intervista a ESPN, raccontando di come all'inizio della questione non è che ci fosse molto da ridere. E che l'incertezza che ha seguito la diagnosi gli ha fatto anche pensare che forse la sua breve ma già stellare carriera rischiava di terminare all'improvviso.
Tutto comincia con la scoperta della miocardite a inizio gennaio 2022, durante uno dei check-up a cui i giocatori che hanno avuto il Covid si sottopongono. Ma le poche settimane di stop di cui si parlava, diventano tre mesi. Abbastanza per spaventare il canadese... "All'epoca ho avuto i miei dubbi, non sapevo se sarei stato di nuovo in grado di giocare a calcio. Ma alla fine è andato tutto bene, sono felice e sono molto grato ai dottori che si sono presi cura di me". L'incertezza, però, lo ha segnato. "È stato tutto molto spaventoso, soprattutto perchè i dottori mi hanno detto che non sapevano per quanto sarei dovuto rimanere fuori. Penso che sia stata quella la cosa che mi ha spaventato di più".
Durante l'intervista, Davies ha avuto modo anche di affrontare gli sconvolgimenti di mercato che hanno cambiato il volto del Bayern Monaco, in particolare quelli offensivi: fuori Lewandowski, dentro Manè. L'addio del polacco, finito al Barcellona, non può passare inoservato. "Lewandowski era una parte importante della squadra, una macchina da gol. Dagli il pallone a terra o in aria e lui segnerà. In campo ci mancherà, ma sono certo che Nagelsmann abbia un piano al riguardo". E Manè? Davies è affascinato dal nuovo arrivo. "È un ragazzo silenzioso, ma sul campo è un leader. Vuole il pallone, difende, attacca, a volte entra in scivolata come un difensore, è pazzesco. È un pezzo importante nel puzzle della squadra". Come Davies, che per un po' ha avuto il terrore...di non entrare più nell'incastro.
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