Un pallone che va da Brescia a Manchester, due concetti calcistici, un talento unico nella sua specialità, un colpo di mercato che va oltre le cifre

Non ci sono solo l’Italia, una maglietta e una dedica sincera tra Guardiola e Mazzone, ma anche un paio di pilastri concettuali. Il primo è sintetico, da baci Perugina: "La tecnica è il pane dei ricchi, la tattica quello dei poveri", un must di Carletto. Il secondo sta in un aneddoto del settembre di ventitre anni fa, quando Pep era ancora il capitano del Barça martoriato dagli infortuni e nel frattempo a Brescia il presidente Corioni comunicava al suo allenatore che aveva appena ingaggiato Roberto Baggio. Mazzone andò in spogliatoio, chiamò tutti, prese la lavagna e fece: "Ora scriverò qui il nome di un vostro nuovo compagno. Sappiate che in campo farà quello che vuole, perché è un fenomeno". Oggi Guardiola dirige la squadra campione d’Inghilterra e d’Europa nonché quella più divertente da guardare in giro, un capolavoro mutevole di tattica perché quest’ultima è sempre al servizio della tecnica, dove i fenomeni fanno quello che vogliono e quello che vogliono è sempre quello che devono, dove non esistono i ruoli ma gente giusta al posto giusto: il City l’anno scorso ha giocato partite con quattro centrali in linea oppure con un trequartista e un difensore nella mediana a due e nessuno pareva un pesce fuor d’acqua. Mazzone lottava per salvarsi e di pane dei ricchi ne ha sempre visto poco, pero il concetto è quello: pure lui lasciava tela bianca al pennello del talento purché i dieci intorno sapessero cosa fare. E gli sarebbe piaciuto un sacco l’ultimo acquisto del City, Jeremy Doku. 

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