A Parigi Leo non si è mai ambientato e si è incupito. E la stampa gli ha sempre rinfacciato status e stipendio
Definiamo calcisticamente la fine di un’era. L’ultima volta che Leo Messi non era entrato in una lista del Pallone d’oro Zinedine Zidane giocava ancora a calcio, l’Italia doveva vincere il suo ultimo Mondiale, Zlatan Ibrahimovic aveva 24 anni ed era alla Juventus, il Barcellona aveva vinto una sola Champions.
Era il 2005 e il Pallone d’oro lo vinse Ronaldinho davanti a Lampard e Gerrard. Il 1° maggio di quell’anno Messi aveva segnato il suo primo gol ufficiale col Barça, all’Albacete. Assist di Ronaldinho e pallonetto incantevole. Un gioiello.
Un anno fa Messi ha lasciato il Barcellona dopo aver segnato 672 reti. E aver vinto 7 Palloni d’oro, più di tutti. Nel 2005 il record di vittorie era 3, condiviso da Van Basten, Platini e Cruijff. Messi un anno fa ha fatto la scelta sbagliata, e ne paga le conseguenze.
L’assenza di Leo viene associata a quella di Neymar, ma il peso è diverso. Perché il brasiliano è in calo da un po’: era stato fuori dai 30 già nel 2019 e dopo la non assegnazione del 2020 un anno fa era arrivato 16°.Fisso in classifica dal 2011, O Ney era arrivato terzo nel 2015, l’anno del secondo triplete del Barça con l’attacco stellare Messi-Suarez-Neymar, e secondo nel 2017. L’anno in cui lasciò il Barcellona perché voleva uscire dall’ingombrante ombra della Pulce argentina e andare a vincere Champions e Pallone d’oro. Il Psg pagò la clausola di rescissione fissata dal Barça a 222 milioni, e la storia è andata male per tutti. I parigini non hanno ancora vinto la Champions, Neymar non è più entrato nemmeno nella Top 10 del premio nel frattempo tornato a France Football. Il Barça ha sperperato i quattrini. Ecco la fine di un’era rappresentata anche numericamente. Ma a decretarla è stato il campo. Prendiamo Messi. Un altro che come l’amicone Neymar ha scambiato il Camp Nou col Parc des Princes per denaro abbondante e sicuro e trofei che si sono rivelati prima incerti e poi irraggiungibili, a parte la scontata e internazionalmente inutile Ligue 1.
Messi tra il 2017 e il 2021 al Barcellona aveva incassato solo di stipendio 110 milioni di euro lordi a stagione. Soldi che il club catalano travolto dalla pandemia non poteva più permettersi. Leo ha offerto una riduzione del suo incredibile stipendio, però il nuovo presidente blaugrana Joan Laporta sperava in qualcosa di più, in un gesto simbolico per il club che l’aveva curato e cresciuto. E il rapporto dei due è andato in frantumi.
Messi è andato a Parigi con i figli che piangevano e la moglie col muso. E si è incupito pure lui, tanto da segnare la miseria di 6 (sei) gol nel suo primo campionato francese. Gli stessi 6 gol che aveva fatto in Liga nella stagione 2005-2006, la prima in prima squadra chiusa con la conquista della Champions, a Parigi. Nell’ultima stagione al Barcellona le reti di Messi in campionato erano state 30, 5 volte di più che in Francia. La Champions? Chiusa negli ottavi al Bernabeu contro il Madrid futuro campione. Il peggio che si possa augurare a uno che ha vissuto 20 anni a Barcellona vestito di blaugrana.
L’Equipe, infastidita dalle camminate disinteressate dell’argentino per i campi francesi, per tutto l’anno gli ha ricordato e rinfacciato a suon di 3 in pagella stipendio, status e passato glorioso. E France Football dopo averlo incoronato per la settima volta meno di 9 mesi fa ieri l’ha lasciato addirittura fuori dai 30. Insieme al compagno di merende brasiliano, uno che sembra aver perso da tempo l’interesse per la sua professione, tanto che il Psg ha cercato di scaricarlo. Impossibile con quello stipendio. Leo e Ney, simboli negativi da opporre all’enfant du pays Kylian Mbappé, innamorato di Parigi e della Francia. Uno che alla fine del 2005 aveva compiuto 7 anni.
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