Alessio Curcio, con i suoi colpi imprevedibili e le sue prodezze da acrobata? Oppure Michele Rocca, col suo passo sicuro e il tocco sopraffino? O ancora “El Tigre” Ferrante, con la sua impressionante elevazione e le movenze feline? No (o magari, non ancora): il giocatore ad oggi veramente decisivo per il Foggia si chiama Olger Merkaj. E a dirlo sono i numeri: l’Aquila di Valona ha presenziato a tutte e 3 le partite ufficiali fin qui disputate dai Satanelli (coppa Italia compresa), di cui in realtà solo 2 dal primo minuto, cui si aggiungono i venti minuti finali contro il Monterosi. Ebbene, lo score è davvero impressionante: 2 gol (a Paganese e Potenza, su assist dei due terzini, Nicoletti e Martino) e 4, dico 4, assist. Nel 4 a 1 di domenica, infatti, oltre al gol gli assist sono ben 3 (non solo i due, splendidi per esecuzione e preparazione dell’azione, a Ferrante e Curcio: anche nel 2 a 1, pur se non esattamente un passaggio tecnicamente risolutivo, l’ultimo tocco per Petterman è sempre il suo). In pratica, Merkaj è presente in tutti e 6 i gol finora messi a segno dal Foggia in gare ufficiali. E non è tutto: anche nella “prima” col Monterosi, ad essere andato più vicino al gol è proprio Olger (incrocio imperfetto sul cross di Di Jenno alle ultime battute di gara). Per chi scrive, e non solo per motivazioni puramente statistiche, l’unico inamovibile nel tridente al momento è lui: per il contributo che da al gioco, per i movimenti da prima punta (e anche da esterno) perfettamente integrati nelle trame del Maestro, per l’altruismo (si veda l’assist a Merola in Coppa contro la Paganese) e l’intelligenza delle giocate. 

Restando sul reparto avanzato: Curcio non può comunque rappresentare un dubbio. In canna ha sempre colpi fantastici: è il Biagioni della situazione (sicuramente il calciatore più simile a lui fra quelli che abbiamo visto nell’intero ciclo di Zemanlandia). Gli manca ancora qualcosa però per entrare pienamente nell’humus-Zeman e mettere i suoi numeri al servizio della squadra: a cominciare dalla piena comprensione del momento giusto in cui estrarli e dalla abitudine a giocare più largo, moderando la tendenza a giocare da “sottopunta”, sua abitudine in carriera. Ma siamo ancora all’inizio. 
Discorso analogo per Alexis Ferrante. Che con Curcio comincia a cercarsi e trovarsi bene (bisogna migliorare tempi di inserimento e misura degli assist, ma con quei tocchi di prima è davvero uno spettacolo…). Ha fatto un grandissimo gol massimizzando al massimo la giocata di Merkaj con un’elevazione davvero incredibile. Deve invece crescere sul piano dei movimenti e dei sincronismi. Se Zeman (che ne aveva intravisto le potenzialità ai tempi della Roma, quando l’argentino giocava da esterno in Primavera) lo ha scelto per il ruolo, un motivo importante ci sarà. 

Una parola pure su Andrea Di Grazia (mezz’ora in campo al suo esordio totale): giocatore che circa 4 o 5 stagioni fa sembrava un esterno da tridente di ottime prospettive, è in cerca di una nuova ripartenza dopo qualche annata sotto tono tra noie fisiche e club problematici. Sul terzo gol ha fatto una cosa splendida, sia tecnicamente che per l’intelligenza del movimento e della giocata (conseguenziale al primo). Tirando le somme, la convinzione che si fa strada è che questo Foggia possa ritrovarsi un attacco potenzialmente davvero stellare. Senza contare, last but not least, che all’appello manca lui, Davide Merola, finora ancora rimasto in sordina. A parere dello scrivente, quest’ultimo può essere il vero crack della situazione: è un ragazzo dal potenziale tecnico strepitoso, ancora “inesplorato” in questo suo principio di carriera da professionista, dopo l’ottima trafila nelle giovanili. Con Zeman ha un’enorme occasione: avremo davvero tanto da divertirci, se saprà sfruttarla per crescere. Come capitato a suoi illustri predecessori: uno in particolare, partenopeo come lui, che oggi è campione d’Europa….

Per ora è tutto. Alle prossime “puntate” riserveremo il ragionamento sugli altri reparti. Ben sapendo che un eventuale arrivo di Oliver Kragl scompaginerebbe molte carte. Vedremo come, e quanto.

Giancarlo Pugliese

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