L'allenatore portoghese, fortemente legato all'Ucraina, lancia un appello alle società europee. E l'esempio da seguire è il Sassuolo...
L'ex allenatore portoghese della Roma Paulo Fonseca, ora al Lille, ha condiviso su Twitter un lungo comunicato in cui esorta i club europei a non intavolare trattive con i corrispettivi russi. In particolare, condanna l'intenzione di due società lusitane di cedere giocatori proprio a squadre della Russian Premier League. Si tratta del Benfica, con il suo centrocampista Chiquinho, e di quello che Fonseca definisce il "suo" Braga, avendolo allenato nel 2015-16, con il difensore Vitor Tormena. Secondo il mister, nei soldi con i quali i russi pagherebbero i cartellini dei calciatori "scorre il sangue dei bambini che muoiono ogni giorno in Ucraina". Accettarli significherebbe dunque legarsi ai crimini commessi dall'esercito di Putin.
il modello sassuolo
—Fonseca è particolarmente legato all'Ucraina ed alla sofferenza del suo popolo. Prima di passare alla Roma nel 2019, ha allenato per tre anni lo Shakhtar Donetsk, club che già dal 2015 è obbligato a giocare lontano da casa a causa del conflitto nel Donbass. L'allenatore è inoltre sposato con una donna ucraina ed si trovava a Kiev all'inizio dell'invasione Russa nel 2022. Non sorprende dunque il comunque ammirevole uso della sua visibilità per denunciare la violenza contro i civili del governo di Mosca. Meno prevedibile, forse, è la società presa come modello positivo da Fonseca, augurandosi che Benfica e Braga "seguano il suo esempio". Si tratta del Sassuolo che, a suo dire, si è rifiutato di trattare la cessione di Rogerio con un club russo "per motivi etici legati alla guerra". Il terzino brasiliano è stato invece venduto al Wolfsburg.
Gazzetta dello Sport
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