Un loquace Fabio Gallo ha incontrato la stampa alla vigilia del turno infrasettimanale Juve Stabia-Foggia (in programma domani, martedì 18 ottobre, alle 14.30). Ecco le sue parole:

Domani è una partita in cui indietro non si può tornare. L’ho spiegato ai ragazzi: quello che mi hanno fatto vedere sabato è quello che possono fare, non possono fare più passi indietro perchè vorrebbe dire non poter fare questo sport a questi livelli. Perciò io pretendo la stessa attenzione, determinazione e voglia di portare a casa il risultato. Poi ovviamente c’è anche l’avversario: la Juve Stabia è una squadra con ottime individualità ed è ben organizzata con un allenatore come Leo Colucci, che è un amico, che è un tecnico maniacale e molto attento ai particolari. Dovremo quindi sfoderare una partita caparbia, fisica e intelligente  Turn over? Io do’ più importanza alla partita più prossima, a quella di sabato non penso. Ritengo che ragazzi di 20, 25 o 30 anni possano sostenere partite ravvicinate a distanza di 72 ore, a meno che ci siano problemi fisici. Quindi io ritengo tutti i miei giocatori abili e arruolati a parte Di Noia che è squalificato. Tutte le mie scelte, così come lo sono state quelle di sabato, sono sempre scelte tecniche, il turn over non c’entra. Tutti devono essere dentro ad un progetto ed essere pronti ad essere o non essere scelti dall’inizio o ad entrare a partita in corso.

I miglioramenti in fase difensiva? Il tempo a disposizione è stato poco ma stiamo lavorando su principi e concetti difensivi generali che dobbiamo rispettare. L’errore ci può sempre stare, ma sicuramente non mi aspetto di vedere regressi su questo. Per quanto riguarda la fase offensiva, bisogna lavorare su quelle che sono le giocate e in questo voi siete abituati molto bene, avete avuto il Maestro.  Ma non solo, dobbiamo lavorare anche sull’autostima dei ragazzi, che è quella che dà forza e consente di giocare con serenità e personalità. Vuthaj? Ogni attaccante nel calcio di oggi deve saper fare anche la fase difensiva. Lui è un finalizzatore, da area di rigore, ma se in area non ci arriviamo questa caratteristica da sola non serve a nulla. La predisposizione alle due fasi è necessaria per tutti, lui lo sa come lo sanno anche gli altri, su questo deve lavorare e lo sta facendo. E’ impensabile che una squadra oggi possa giocare su 70 metri come ho visto appena arrivato nella partita col Picerno: giocare corti è fondamentale e i ragazzi ne sono consapevoli.

Il tempo per lavorare in un calendario così serrato è poco ma cerchiamo di lavorare sui concetti in ogni singolo allenamento. Dobbiamo fare di necessità virtù. Il pressing? E’ fondamentale saper riaggredire, ovvero andare avanti e non indietro quando si perde palla. Chi perde palla è quello che da’ l’input anche agli altri compagni: se non attacca per recuperarla non ci andranno neanche gli altri. Ovviamente ad agevolare questo dev’essere anche la condizione fisica che è essenziale.

Non mi è piaciuto sentire da Lerda di aver trovato la mia squadra “allo sbando”: io non l’avrei mai detta una cosa del genere di una squadra avversaria, specie dopo aver perso. Questa non è una squadra allo sbando, altrimenti non avrei accettato di venirci. Semmai è una squadra in difficoltà, che deve crescere. Il campo? Sicuramente non è in condizioni ottimali, per quanto ne so sarà riseminato presto, infatti non potremo utilizzarlo prossimamente. Ma ad ogni modo il campo ha danneggiato anche noi eppure abbiamo avuto diverse occasioni per chiudere la partita di sabato. 

La prima cosa su cui ho dovuto lavorare? Sicuramente l’aspetto mentale, assieme a quello tattico e organizzativo. La squadra aveva difficoltà per i risultati che non arrivavano, in un ambiente stimolante ma che mette molte pressioni. Ho visto ragazzi preoccupati per la difficoltà a trovare il bandolo della matassa. Perciò per me è necessario riuscire a dare input chiari a tutti per alleggerire le tensioni individuali e ragionare come collettivo. La vittoria contro il Crotone sicuramente incoraggia e aiuterà in questo senso. Il gruppo deve migliorare come collettivo ma sul piano umano è ottimo, è un gruppo sano e compatto, a differenza di quanto mi aveva raccontato qualcuno prima di venire qui. 

Giancarlo Pugliese

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