Finisce 1-1 a Rio: al debutto nel torneo la Selección va in vantaggio con una punizione della Pulce ma subisce il pari di Vargas che ribatte in porta un penalty parato da Vidal
Altro giro, altra beffa e altra occasione sprecata per l’Argentina. Dalle qualificazioni mondiali alla Coppa America, è sempre la solita Argentina che sciupa tutto sul più bello. Dopo le due rimonte subite la scorsa settimana, la seconda doppia contro la Colombia, per Messi e compagnia la storia si ripete nella sfida d’esordio del prestigioso torneo continentale. A frustrare la festa albiceleste, con la regia di un Messi puntuale, è ancora una volta il Cile, lo stesso carnefice delle ultime due finali perse nel 2015 e nel 2016. L’1-1 finale di Rio de Janeiro fa senz’altro più felice il Cile, costretto a cavarsela con un Vidal recuperato in extremis e senza Alexis Sanchez, k.o. per tutta la prima fase causa infortunio.
Pulce nella manica
—L’undici albiceleste è pressoché identico a quello impiegato la scorsa settimana in occasione della sfida di qualificazioni mondiali contro la Colombia. Le uniche eccezioni sono Tagliafico (per Acuna) e il viola Martinez Quarta al posto dell’infortunato Romero. Per il resto, solo conferme: da De Paul, preziosa pedina nel terzetto di centrocampo con Paredes e Lo Celso, fino a Lautaro e Gonzalez, spalle ideali per Messi. Segno che, come aveva già assicurato Scaloni alla vigilia, "i meccanismi sono stati assimilati, la squadra inizia ad avere una sua precisa identità". A farne le spese è un Cile che, al netto delle assenze illustri (su tutti Sanchez, bloccato da un infortunio che lo terrà fuori per tutta la prima fase), conferma le difficoltà delle ultime uscite ufficiali. L’Albiceleste parte fortissimo, impone il ritmo e detta le giocate a piacimento, peraltro senza correre il minimo rischio. La principale spina nel fianco della difesa cilena si rivela Lautaro Martinez, responsabile del primo brivido della serata dopo 11’. Ma al Toro manca la precisione, come conferma la seconda (clamorosa) occasione sprecata al 38’. La difesa cilena soffre parecchio anche l’intraprendenza di Gonzalez, che sfiora due volte il gol su altrettante conclusioni affilate. Per scardinare il forziere cileno non resta quindi che rivolgersi al solito Messi, puntuale come un orologio svizzero: sinistro magico al 32’ su calcio da fermo e Argentina avanti con merito.
Blackout fatale
—Alla facilità con cui la Pulce timbra il cartellino fa però da contraltare la facilità con cui l’Argentina stacca l’interruttore proprio nel momento del possibile k.o. Come già accaduto pochi giorni fa contro lo stesso Cile e la Colombia, Messi e compagnia giocano con il fuoco fino a bruciarsi. Un ennesimo, improvviso calo di tensione (questa volta in avvio di ripresa) ed è tutto da rifare . Bastano un leggero avanzamento di Vidal e un cambio di marcia di Meneses per mandare in crisi la difesa albiceleste, che al 52’ trema su un’iniziativa di Vidal e al 56’ capitola su un colpo di testa ravvicinato di Vargas, il più lesto a raccogliere la corta respinta di Martinez (e della traversa) su un rigore di Vidal concesso grazie all’intervento del Var. Il colpo si rivela particolarmente duro per l’Albiceleste che, nel frattempo, accusa anche problemi di benzina. Quasi inevitabile per Scaloni giocarsi le carte Di Maria e Aguero, così com’è inevitabile il disperato assalto finale di un’Argentina stanca ma spinta ancora dall’orgoglio. L’occasione buona per evitare la beffa capita poco prima del riposo su un pallone sparato un po’ a casaccio in area cilena, ma il piede di Maripan è il più lesto di tutti a spazzare a pochi passi dalla linea, strozzando ogni residua speranza argentina.
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