Alla vigilia della sfida di Champions contro il Bayern, l'allenatore del City usa l'ironia nei confronti del collega
“Napoli? Non voglio parlare di loro, altrimenti il loro allenatore si arrabbia con me. È così sensibile”. Lo dice con un sorriso Pep Guardiola, quando nella conferenza stampa alla vigilia dell’andata dei quarti di finale di Champions gli viene chiesto se è meglio affrontare una squadra abituata a questi livelli come il Bayern, che il City si troverà di fronte domani alle 21 italiane, o una che sta facendo bene come quella di Luciano Spalletti, che molti in Inghilterra considerano tra le favorite, ma che per la prima volta si affaccia ai livelli massimi della competizione. Risata generale, di Pep per primo, prima che il tecnico che insegue la sua prima Champions a Manchester cominci a spiegare perché in questa competizione, più giochi ad alti livelli e contro grandi avversari e più diventa facile.
BAYERN
—Il Bayern è proprio questo: un grande avversario. Una squadra che Guardiola ha allenato (“Un treno che è passato e che non potevo non prendere, non rimpiango nulla di quello che ho fatto”) e che ora è guidata da Thomas Tuchel, pronto ad esordire in Champions alla guida dei tedeschi dopo due vittorie in due partite in Bundesliga. “La creatività è la sua caratteristica più importante come allenatore - dice Pep del tecnico contro cui ha perso la finale 2021 -. Le sue squadre attaccano sempre molto bene e domani magari si inventerà qualcosa di nuovo. Il Bayern ha grandissima qualità in ogni reparto: sarà difficile affrontarlo con Tuchel come lo sarebbe stato se fosse rimasto Nagelsmann . Ma dobbiamo concentrarci su di noi, su come migliorare la squadra. E su come essere pronti quando sarà il momento di scendere in campo”.
CHAMPIONS
—È la cosa principale nella corsa alla Champions, il trofeo che ancora manca nella collezione che Guardiola ha fatto conquistare al City. “In questa competizione non importa come stai giocando, non importa quanti gol hai fatto 3 giorni prima: conta solo come giochi quando scendi in campo - spiega il tecnico spagnolo nella sala stampa del City che affaccia sullo splendido Etihad Campus, la cittadella dello sport che circonda lo stadio e dove i campioni d’Inghilterra si allenano-. Devi essere perfetto quando scendi in campo, quando l’arbitro fischia, e io posso preparare la partita al meglio ma non ho modo di sapere se lo saremo”. Pep conferma l’ossessione Champions, quanto è consapevole che sarà giudicato se riuscirà a vincerla o meno: “Quando sono arrivato a Manchester mi hanno detto subito tutti che ero qui per quello - dice -. Lo capisco, ci abbiamo provato ogni anno, ma di fronte hai squadre ottime che come te vogliono vincere. E non sempre ci riesci. Nello sport, in ogni sport, perdi più di quanto vinci: l’importante però è essere qui a questo punto della competizione, ancora in corsa per vincere. Per me è il più grande complimento che possiamo ricevere”.
MOMENTO CLOU
—L’ossessione per la Champions è condivisa dai giocatori. “Questa è una competizione speciale, soprattutto per noi che vogliamo vincerla - racconta Ruben Dias, che ha preceduto Guardiola in conferenza stampa -. Col Bayern sarà una sfida difficile, ma questa è l’essenza della Champions: grandi partite in cui devi provare a battere le squadre migliori”. Il difensore portoghese, che ritroverà l’amico João Cancelo (“Ci sentiamo spesso, ma quando comincerà la partita ognuno darà il massimo per la propria squadra”) è anche convinto che la marcia in più del City possa essere l’abitudine a fare la differenza quando conta di più. “Negli ultimi due anni nei momenti decisivi siamo sempre stati pronti: sappiamo che abbiamo fatto bene finora, ma anche che non abbiamo fatto ancora nulla perché non abbiamo vinto. Siamo ancora in corsa e continueremo a provarci”.
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