Henderson lancia l’allarme. Il capitano del Liverpool ritiene che i calciatori non siano presi in considerazione nella compilazione di calendari e nello studio del format delle competizioni internazionali. Le sue parole sono riprese dalla...

Henderson lancia l'allarme. Il capitano del Liverpool ritiene che i calciatori non siano presi in considerazione nella compilazione di calendari e nello studio del format delle competizioni internazionali. Le sue parole sono riprese dalla BBC.

TOUR DE FORCE - Come ogni fine anno, i red sono attesi da un tour de force. Calendario fittissimo, cinque partite in due settimane, con una rosa ridotta ai minimi termini da infortuni e contagi. C'era aria di possibile sospensione del campionato, ma dopo la riunione i club della Premier League hanno scelto di continuare a giocare, nonostante l'impennata dei casi di Covid-19. E anche il Liverpool non ha detto no. "Non credo che le persone possano capire quanto sia intenso e faticoso questo sport se non lo si vive in prima persona. Il calcio per noi è tutto e vorremmo essere in grado di esibirci al massimo livello ogni volta che mettiamo piede in campo. E purtroppo in questo periodo è difficile farlo. Ormai è così da qualche anno, poi con l'arrivo del Covid-19 è stato anche peggio. Sono seriamente convinto che nessuno abbia a cuore o prenda sul serio il benessere dei calciatori".

ASCOLTO - La sensazione è che però anche i calciatori non riescano a farsi sentire. "Cercheremo di avere una sorta di influenza in futuro, ma al momento non ritengo che la nostra categoria abbia il rispetto che meriti. Sono ben consapevole di ciò che pensa la gente. I calciatori sono pagati tantissimo, solamente per giocare a calcio, ma non sanno che quei giocatori che si legano a impegni internazionali ed europei, ha probabilmente un massimo di due o tre settimane di riposo all'anno. Non sono sicuro che sia sufficiente per recuperare fisicamente e mentalmente dalla stagione precedente ma il problema maggiore è che manca comunicazione fra noi stessi. Probabilmente ciascuno di noi avrà un'opinione diversa, ma penso che debbano essere parte di una conversazione perché, alla fine, siamo noi quelli che scendiamo in campo giocando le partite". 

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