Zizou, per i suoi 50 anni, ha concesso una maxi-intervista al quotidiano sportivo francese. In 18 pagine racconta la sua voglia di allenare, la Nazionale francese, lo storico scontro con l'ex difensore azzurro, questi sono alcuni dei temi trattati
Mai dire mai. Né al Psg, né soprattutto alla Francia. Parola di Zinedine Zidane che per i suoi 50 anni ha concesso un'intervista fiume a L'Equipe: 18 pagine che spiegano bene il peso dell'ex fuoriclasse bianconero per il suo Paese. L'ex allenatore del Real Madrid fa così il bilancio della sua carriera, spiegando di aspettare la Francia, ma senza escludere un giorno di poter allenare il club della capitale francese. E tra i vari aneddoti, finalmente il francese svela il retroscena della famosa testata a "lui", alias Materazzi, durante la finale Mondiale del 2006, perso contro l'Italia.
INSULTI
—Quella di Berlino è stata l'ultima partita di Zidane calciatore, conclusa con l'espulsione: "Per me in particolare non è stata la più bella. Durante quella finale sono successe tante cose. Il cucchiaio su rigore, la parata di Buffon sul mio colpo di testa, e poi per me la cosa si chiude in quel modo, di cui non sono fiero". Quel modo è la testata a Materazzi: "Quel giorno – spiega finalmente Zidane – mia madre era affaticata, non stava bene, magari nulla di grave ma ero preoccupato. Poi c'era la pressione e lui (Materazzi, ndr) incomincia a parlarmi non di mia madre, ma di mia sorella. Ha detto varie volte che non ha mai insultato mia madre: è vero. Ma ha insultato mia sorella, che in quel momento stava assistendo mia madre. In campo ci si insulta tutti si parlano, anche male. Ma quel giorno è andata così. Parlando di mia sorella Lila ha fatto scattare qualcosa e nel giro di un secondo è successo... . Poi bisogna accettarlo. Non ne sono fiero, ma fa parte del mio percorso. In quel momento ero semplicemente fragile e in momenti del genere può capitare di fare cose che non stanno bene".
PANCHINE
—La nazionale comunque rimane una priorità per Zidane l'allenatore, che aspira a fare il c.t.: "Lo sarò spero un giorno, ma il quando non dipende da me. Ho voglia di chiudere il cerchio con la nazionale. Da giocatore è stata la cosa più bella, il massimo, e quindi è una qualcosa che voglio fare. Dopo Deschamps? Adesso c'è una squadra con degli obiettivi. Se l'opportunità di presenta, io ci sarò. Non dipende da me, ma ho un desiderio profondo. La Francia è la più bella cosa di tutto". Nel frattempo, però, si è parlato di lui al Psg, anche se il presidente Al Khelaifi ha smentito contatti diretti: "Mai dire mai – ammette Zidane – soprattutto oggi, da allenatori. Ma non è di attualità. Da giocatore avevo tantissima scelta. Da allenatore invece molto meno. Se prendo una squadra, è solo per vincere. Lo dico con modestia, ed è per questo che non posso andare ovunque, anche per altre ragioni. Come la lingua, per esempio: non potrei andare a Manchester perché l'inglese non lo padroneggio. Però conosco bene gli ingredienti per vincere". In nazionale o al Psg, o altrove.
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