Un gruppo di agenti sudamericani, tra i quali Bolotnicoff, Curti e Ruocco, va all’attacco: “Illegale il limite agli onorari. Non ci sentiamo rappresentati”
La grande battaglia tra i procuratori e la Fifa continua. Ultima puntata, in Sudamerica. Un gruppo di agenti sudamericani, in buona parte argentini, hanno scritto una lettera aperta per protestare contro il nuovo regolamento agenti e la procedura con cui la Fifa lo ha approvato.
La nuova normativa ha provocato i primi effetti dal 9 gennaio 2023 ed entrerà compiutamente in vigore dal primo ottobre di quest’anno. Alcuni passaggi chiave: “Recentemente abbiamo saputo che una entità chiamata UAIFA e una associazione di agenti argentini (CIAFA) hanno partecipato a un processo realizzato dalla Fifa per appoggiare l’introduzione delle nuove regole sugli agenti. Non conosciamo la maggioranza di questi agenti e diversi hanno rapporti economici personali con i club, per cui non ci sentiamo rappresentati”. Alcuni dei principali agenti sudamericani, insomma, non riconoscono alla Fifa l’autorità per scrivere un testo che regolamenti la vita dei procuratori (“La Fifa è la nostra controparte, non ha nessun diritto di regolamentare la nostra attività”) e il processo con cui è stato introdotto il nuovo testo. Tra i firmatari nomi importanti come Daniel Bolotnicoff (agente tra gli altri di Rodrigo Bentancur), Claudio Curti (lavora con Mauricio Pochettino), Adrian Ruocco (storico procuratore di Carlos Tevez), Marcelo Simonian (Javier Pastore) e Pablo Sabbag (Leandro Paredes).
I TEMI IN DISCUSSIONE
—Gli agenti sudamericani ritengono che il nuovo regolamento agenti determinerebbe la fine dell’attività di molti colleghi e impedirebbe a chi continuerà di aiutare calciatori e club. Rimostranze al centro del dibattito anche in Europa, ad esempio in Spagna, dove una comunicazione simile potrebbe arrivare a breve, e in Italia: a Roma, il 30 gennaio, è stato organizzato un convegno con agenti italiani e stranieri. Le norme più discusse nel nuovo regolamento sui trasferimenti internazionali sono il tetto ai compensi (per le operazioni importanti, il limite sarà fissato al 3% nei casi più classici, al 6% nel caso in cui l’agente rappresenti sia il calciatore sia il club acquirente), il divieto di rappresentare in una trattativa sia il calciatore sia il club venditore e l’introduzione di un nuovo esame di abilitazione. “Il limite agli onorari risulterà sicuramente illegale”, scrivono gli agenti sudamericani. Agenti che contestano anche altre norme, come la limitazione a due anni per un contratto agente-calciatore, il divieto di esclusività e il divieto di rappresentare un calciatore prima dei 18 anni. “Tutti sappiamo che i calciatori vedono solo i soldi, non fiducia e lealtà”, scrivono.
LE ALTRE BATTAGLIE
—L’episodio non è il primo e non è l’ultimo nel braccio di ferro tra Fifa e agenti. The Football Forum, associazione di agenti di cui era presidente Mino Raiola, ha già attaccato duramente il nuovo protocollo. “Nella Fifa ci sono dei criminali - ha detto a fine gennaio Jonathan Barnett, uno degli agenti più importanti al mondo -. Alla Fifa non sanno nulla del nostro mondo, è assurdo che si considerino esperti. Ci sono persone della Fifa che sono andate in prigione o direttori di club che sono stati giudicati colpevoli di crimini: non siamo noi che dobbiamo vergognarci. Vogliamo andare avanti e dimostrare che ciò che sta facendo la Fifa è illegale. Altrimenti vedrete nei prossimi anni quanti problemi avranno i giocatori, soprattutto quelli delle leghe minori”. La European Football Agents Associations (EFAA), l’associazione di riferimento che riunisce oltre mille agenti, ha recentemente citato in giudizio la Fifa e il destino sembra segnato a tutti i livelli: ci si vede in tribunale.
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