Ilkay Gündoğan è in uno dei migliori momenti della sua carriera. Il centrocampista del Manchester City è tornato ai suoi massimi livelli: 11 gol e due assist in 21 presenze in campionato. Il tedesco di origini turche, però, nelle ultime stagioni ha avuto non pochi problemi: nessuno ha mai dubitato del suo talento ma le sue condizioni fisiche, spesso hanno lasciato a desiderare. Ora ripercorre alcuni dei momenti più bui degli ultimi anni. Oltre all’infortunio al legamento crociato, ricorda quello alla schiena che quasi lo costringeva a lasciare il calcio.
LA SOLITUDINE – In un’intervista rilasciata a The Guardian, il centrocampista di Gelsenkirchen parte con qualche parola sull’ottimo momento attuale. “È straordinario, soprattutto per le difficoltà che questa stagione comporta. Forse era inaspettato, perfino per noi, perché ricordo quanto si faticasse a inizio stagione“. Il problema maggiore, però, per il centrocampista è la solitudine: “Prima della pandemia mi venivano a trovare tutti i miei cari qui a Manchester. Quando giocavo a Dortmund avevo famiglia e amici dietro l’angolo. Quest’ultimo anno, per la prima volta non ho visto nessuno“.
LA SCHIENA – Fisicamente, ora sta bene ma nell’intervista, dopo aver elogiato Guardiola, l’uomo e il tattico, Gundogan racconta il peggior momento della sua carriera, quando c’è stato il timore di smettere. Era il 2014 e Gundogan, ancora al Borussia Dortmund si infortunava alla schiena in Champions League. L’inizio di un calvario quasi incomprensibile, che ha fatto balenare la possibilità di non poter più tornare ai propri livelli “È stato peggio del mio infortunio al ginocchio. Sono stato fuori per 14 mesi e nessuno sapeva che tipo di infortunio fosse. Sono andato a parlare con un chirurgo che voleva mettermi una grossa vite nella schiena che non mi avrebbe più permesso di giocare a calcio a certi livelli. Temevo di non poter più giocare e sono davvero grato di aver trovato un altro chirurgo. Ho ancora qualche problema ma mi sento abbastanza bene“. Fortunatamente, il mondo del calcio può gioire del fatto che un giocatore di questo livello sia tornato a essere se stesso. E di certo nessuno ne è contento come Guardiola…