Il Foggia non finisce mai. Ancora una rimonta, ancora una partita raddrizzata, ancora un gol nell’ultimo scorcio di gara che rimette in sesto le speranze rossonere e stramazza al suolo quelle avversarie.
Eppure dopo il primo tempo dello Scida i satanelli sembravano spacciati: non solo e non tanto per i due gol di svantaggio; quanto perchè il Crotone aveva dominato con carattere e personalità una frazione in cui, viceversa, erano emersi tutti i limiti fisici e tecnici di una squadra contata, in costante emergenza, senza una prima punta vera e con altri calciatori tra l’acciaccato (Di Pasquale, Petermann) e l’adattato (Bjarkason, costretto a supplire Garattoni, ma anche Kontek, in difficoltà come braccetto). Poi però succede quello che nessuno più tra gli spalti dello stadio calabrese si aspetta (a parte i 500 cuori rossoneri che hanno incitato i propri ragazzi per tutta la gara con un tifo incessante e commovente): in una ripresa in cui si capovolge ogni inerzia vista fino a quel momento, la squadra guidata da Fedele Limone in panchina (con uno stravolto Delio Rossi a seguire dallo skybox della tribuna) tira fuori energie fisiche e mentali ancora una volta inaspettate. Gli squali, al contrario, arretrano, smettono di mordere. Lamberto Zauli  (ormai possiamo dirlo) aveva evidentemente un conto aperto col Foggia: se infatti Fabio Gallo avesse perso a Pescara, era proprio lui il maggiore indiziato a sostituirlo; invece l’ex tecnico della Juve NG si ritrova sulla panca crotonese: e sbaglia, a tutta evidenza, tutto ciò che era possibile sbagliare, dalla lettura della gara alla gestione dei cambi e, soprattutto, del nervosismo dei suoi; che contribuisce ad alimentare (ne farà le spese D’Errico dalla panchina; sì, proprio quello che, secondo il suo tecnico, sarebbe dovuto essere impiegato in semifinale…). Anzi, a dirla tutta, le avventate dichiarazioni del pre-gara, se vogliamo, sono state una motivazione in più, in aggiunta a quelle che già affollavano mente e spirito degli agguerritissimi satanelli. Nel calcio a volte le leggi non scritte pesano più di quel che logica vorrebbe.

LA PARTITA – E la logica era che, visto il primo tempo, l’esito del quarto di finale pareva molto lontano dall’essere messo in discussione. Le premesse, infatti, erano ben altre, animate da uno Scida in grande spolvero con una splendida coreografia a celebrazione dei cent’anni del club. E sul campo la risposta è stata presto convincente, con una partenza a razzo dei rossoblù che hanno tenuto a lungo sotto scacco un Foggia confuso e intimorito. Il gol che la sblocca arriva al 31′, nel pieno della pressione calabra: è il guizzo di Cernigoi a battere Dalmasso dopo la spizzata dell’ex D’Ursi direttamente da fallo laterale e ad annullare le imprecazioni dopo il clamoroso errore di Tribuzzi una ventina di minuti prima. Ma il Crotone era partito subito forte, con Chiricò e soprattutto Tribuzzi in gran spolvero. Almeno 3 le grosse occasioni (sulla prima all’11’ è eccezionale Dalmasso proprio su Tribuzzi liberissimo in area) prima del vantaggio, ma anche dopo gli squali continuato a dispensare calcio con intensità e continuità, sciupando anche situazioni potenziali per il raddoppio. Che comunque arriva, inesorabile, proprio in chiusura di tempo: ancora D’Ursi scorge Dalmasso fuori dai pali e prova a sorprenderlo con un lunghissimo lob, obbligandolo ad un complicato salvataggio in corner: sul quale però è l’altro ex (Gigliotti) a turlupinare Schenetti in marcatura e ha spedire in rete di testa il cross di Chiricò. Il francesino (ormai “foggianizzato”) non esulta ma il 2 a 0 ormai è realtà e la questione qualificazione sembra chiusa.

LA RIMONTA – E invece dagli spogliatoi sbucano fuori due squadre trasformate: da un lato un Crotone più guardingo, con i giri del motore abbassati, forse nel tentativo (sbagliato) di gestire le energie. Dall’altro un Foggia parzialmente ridisegnato da due cambi (Di Noia per Petermann, ancora con problemi fisici, e Rutjens per Di Pasquale che permette ad un Kontek in difficoltà di tornare al centro), sintonizzato in modalità “perso per perso”,  sgombro da zavorre e libero di dare fondo alle energie residue. Così succede che, anche in modo apparentemente casuale, i rossoneri trovino il gol che riapre la partita subito in apertura (51′) con Frigerio che, servito in corridoio da Iacoponi, sorprende Branduani con un imprevedibile tiro di punta anticipato. Il gol da’ la stura a tutta un’altra partita: i rossoneri recuperano all’istante energie mentali e fisiche insospettabili, mentre i rossoblù lasciano pericolosamente campo. Il palo di Chiricò su un’azione individuale tiene in vita la partita, e il tempo aumenta la tensione. A complicare il percorso calabrese anche i cambi operati da Zauli, che prima sceglie una linea difensiva a 3 irrobustendo la mediana, salvo poi tornare sui propri passi, ma con scelte apparse illogiche, a cominciare della rinuncia a Chiricò e poi a D’Ursi e Tribuzzi per infoltire una presunta Maginot difensiva. Insomma, un braccino corto che ha, come unico effetto, l’aumentare della pressione del Foggia, minuto dopo minuto (Limone inserisce anche Beretta) sempre più convinto di poterla riprendere. Missione raggiunta a cinque minuti dallo scadere, quando è proprio Beretta a liberarsi della marcatura e a girare in acrobazia alle spalle di Branduani la palla vagante sul corner di Costa. Ironia di un 2-2 folle, il Giacomone rossonero nel rialzarsi per esultare si infortuna all’istante ed esce immediatamente, cedendo il posto all’altro acquisto invernale Vacca. E mentre ad alcuni torna in mente il duo Brambilla-Pagnotta della Longobarda 2.0 nello scalcinato sequel de “L’Allenatore nel pallone”, ci sarebbero altri cinque minuti più altrettanti di recupero, ma il gioco, continuamente spezzettato dall’ovvia “guerriglia” dei satanelli, impedisce agli ormai stralunati padroni di casa un forcing convinto. E alla fine, in uno Scida tra l’attonito e la crisi di nervi (che coinvolge anche dirigenti e staff tecnico rossoblù, con la scena finale dell’alterco Vrenna-Vacca davanti ad uno Zauli ormai stordito come “l’asino in mezzo ai suoni” dei proverbi foggiani), parte la grande festa rossonera sotto il settore ospite, ebbro di gioia per la nuova incredibile impresa dei propri beniamini. Il Foggia è ancora vivo e lo grida al mondo. Il Crotone invece ingoia un altro capitolo amaro di un triennio davvero da dimenticare.

Giancarlo Pugliese

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CROTONE-FOGGIA 2-2 / IL TABELLINO

Reti: 31’pt Cernigoi (C), 46’pt Gigliotti (C), 6’st Frigerio (F), 40’st Beretta (F)

CROTONE: Branduani; Mogos, Golemic, Gigliotti, Giron (28’st Cuomo); Petriccione, Vitale (35’st Awua); Chiricò (28’st Carraro), D’Ursi (35’st Kargbo), Tribuzzi (38’st Crialese); Cernigoi. A disp. : Dini, Lucano, Spaltro, Papini, Calapai, Bove, D’Errico, Gomez, Pannitteri. All. Zauli

FOGGIA: Dalmasso; Kontek, Di Pasquale (1’st Rutjens), Rizzo; Bjarkason, Frigerio, Petermann (1’st Di Noia), Schenetti, Costa (46’st Markic); Peralta, Iacoponi (27’st Beretta; 43’st Vacca). A disp. : Thiam, Raccichini, Garattoni, Capogna. All. Limone (Rossi squalificato)

Arbitro: Di Marco di Ciampino
Ammoniti: Dini (C), Rutjens (F), Carraro (C), Cernigoi (C), Kargbo (C), Di Noia (F)
Note: 21’st espulso D’Errico (C) dalla panchina per proteste
Spettatori: 7.280

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