Gigantesco e fumantino, De Freitas preferì il calcio allo studio di avvocato. Idolo del Botafogo, in campo senza mai allenarsi, divorava libri, adorava Dostoevskij. E in un derby inventò una giocata per far gol

In lui tutto era assoluto. La sua bellezza, la sua eleganza, la sua intelligenza, i suoi scatti di rabbia, i suoi gol. Heleno De Freitas è stato il Nietzsche del calcio. Come il filosofo tedesco odiava la mediocrità, il compromesso, il grigiore che nel quale vivevano le persone normali. Aveva bisogno di grandezza, di sfidare l’impossibile, di misurarsi con l’eternità. La vita non era altro che uno strumento per raggiungere, appunto, l’assoluto.

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