Il 21enne bomber del River Plate che piace a mezza Europa a 11 anni poteva finire ai Blancos, a 13 il no secco al Boca. Oggi è considerato l’erede di Crespo e Higuain. Il Pipita: “Farà concorrenza a Lautaro”
Julian Alvarez è uno abituato a correre veloce e con le idee chiare. Uno di quei giocatori che non hanno bisogno di attendere il famoso treno, semplicemente perché è lui a decidere quando salirci. Esattamente come quando, nel febbraio 2015, chiamò il papà Gustavo al telefono per annunciargli che a partire da settembre si sarebbe trasferito da solo a Buenos Aires per andare a vivere nel campus del River Plate, per cui avrebbe firmato. In realtà Julian avrebbe sostenuto il provino solo sette mesi più tardi, ma non aveva il minimo dubbio: a 15 anni appena compiuti, quel ragazzino che i fine settimana attirava a Calchìn frotte di gente incuriosita dai paesi limitrofi sentiva che era giunto il momento di fare il salto verso la capitale; il “ragnetto” terribile della provincia cordobese, soprannome creato dal fratello “perché quando gioca sembra avere più di due gambe”, era pronto a diventare Spiderman, il supereroe che oggi imita fingendo di sparare ragnatele come saette dopo ogni gol.