Il lavoro nobilita l’uomo, ma nel calcio è il ruolo dell’allenatore è particolarmente precario. A Barcellona, proprio  un anno fa, veniva esonerato Ernesto Valverde. Una scelta che sembrava risolutiva per il futuro del Barça ma che ha peggiorato la situazione. L’arrivo di Setién non ha affatto risolto i problemi. E a conti fatti, i catalani stavano molto meglio prima dell’esperienza, traumatica, con cui si è chiusa la parentesi dell’ormai ex allenatore del Barcellona. Jon Aspiazu, secodno di Valverde. è intervenuto nel programma “Que t’hi jugues” di Ser Catalunya parlando dell’esonero di Valverde e del licenziamento del suo staff.

LA CACCIATA – Una scelta inopportuna, a suo avviso, “Non era il momento più opportuno, eravamo primi in campionato ed eravamo passati in Champions senza perdere neanche una partita nel girone. Eppure la società ha deciso di cambiare la direzione tecnica della squadra e siamo stati costretti ad andarcene. Nei due anni in cui siamo stati al Barça abbiamo perso solo due partite, entrambe in Champions: Roma e Liverpool”. Con il Liverpool, tra l’altro, “la partita è stata molto più equilibrata del risultato finale rappresentato. Ma l’ultimo gol è stato così decisivo e così insolito da rendere la sconfitta ancora più incredibile”.

(Photo by David Ramos/Getty Images) When

SOLLIEVO E POLEMICA – Il collaboratore sottolinea le note positive della sua gestione. Fra cui  la scoperta di giocatori come Ansu Fati. “Avevamo parecchi infortuni, la seconda squadra stava giocando e siamo andati a guardarlo. Quando Ansu ha toccato la prima palla mi era sembrato subito un ragazzo speciale. Abbiamo detto a Ernesto che secondo noi andava bene. E lui, dopo il primo allenamento, ci ha già detto che Ansu sarebbe rimasto con noi’“. Aspiazu commenta anche le vecchie polemiche secondo le quali la squadra tendesse a non allenarsi con Valverde e il suo staff: “Sono scoppiato a ridere quando dicono che non ci allenavamo. È anche vero che il Barça è una squadra speciale e ha un modo di lavorare molto specifico da molti anni, e i giocatori giocano ogni tre giorni e si mettono in forma giocando”. Ma non abbastanza per non far perdere il posto a Valverde e ai suoi.

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