Jorginho, in una splendida lettera a The Players' Tribune, ha ricordato ogni momento complicato: il football camp in Brasile, l'arrivo a Verona e la vita in un monastero, fino alle critiche ricevute in Inghilterra dopo il passaggio al Chelsea...

Doppio campione d'Europa e tra i favoriti al Pallone d'Oro. Se una decina di anni fa avessero detto a Jorginho che nel 2021 sarebbe diventato uno dei calciatori più celebri del mondo, l'azzurro sarebbe scoppiato a ridere in faccia al suo interlocutore. E invece è andata proprio così, perchè oltre a un talento non comune in campo, il centrocampista del Chelsea e della nazionale ha avuto la forza di non mollare quando le cose non sembravano mettersi nel verso giusto. Jorginho, in una splendida lettera a The Players' Tribune, ha ricordato ogni momento complicato: il football camp in Brasile, l'arrivo a Verona e la vita in un monastero, fino alle critiche ricevute in Inghilterra dopo il passaggio al Chelsea.

CHELSEA - E se nel corso degli anni l'azzurro aveva già avuto modo di raccontare gran parte di queste storie (come la reazione dei suoi genitori, che hanno minacciato di non aprirgli la porta di casa se avesse lasciato il calcio), il passaggio sull'approdo complicato ai Blues al seguito di Sarri viene esaminato in maniera abbastanza eloquente da Jorginho. Che già quando il tecnico della Lazio era ancora a Londra ci aveva tenuto a ribadire di non essere il suo figlioccio, ma che evidentemente non aveva mai fato capire quanto ritenesse irrispettose tutte quelle critiche. "Ho amato Napoli e il mio inizio al Chelsea me l’ha fatta mancare ancora di più. Ci ricordiamo tutti cosa dicevano no?! Ero troppo lento. Ero troppo fragile. Ero il figlio di Sarri. Mi sono così arrabbiato...".

DIFFICOLTÁ - Ma Jorginho ha imparato che abbattersi non serve a nulla. "Mi hanno sottovalutato. Ho avuto un inizio turbolento in ogni club in cui sono stato. Ogni club. Quando sono arrivato a Verona, non mi voleva nessuno. Mi hanno mandato in prestito in Lega Pro. Non mi voleva nessuno neanche lì. Ma ho continuato a lavorare e mi sono guadagnato il rispetto. Sono tornato al Verona e siamo stati promossi in Serie A. Ho avuto un anno difficile anche al Napoli, ma poi è arrivato Sarri ed è cambiato tutto. La roba del Chelsea? Puh! Ho usato le critiche come benzina. Pensavo, questa gente se ne pentirà". E alla fine, così è stato. Anzi, tutti quei tifosi che lo hanno criticato, ora lo osannano e lo spingono per il Pallone d'Oro. E come se non bastassero le vittorie sul campo, un'altra bella soddisfazione per il campione d'Europa...

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