Il popolo del Madrid ha esultato per la "decimocuarta". Quattro tappe lungo la città prima del bagno di folla finale del Bernabeu
Una festa infinita. E piena di gente. Madridisti ovunque, in quattro punti diversi della città. Incredibile. La ‘Decimocuarta’ è stata celebrata come se fosse la prima. Atterrato quando il sole era già salito il Madrid dopo qualche ora di sonno si è ritrovato a Valdebebas e da lì ha iniziato il suo periplo di omaggi chiuso verso le 23 al Bernabeu, con il canto di Ancelotti.
LE AUTORITA’
—Prima tappa, dopo le 18, alla Cattedrale dell’Almudena, ricevuti dall’Arcivescovo. Tutti in giacca e cravatta. Primo discorso di Florentino Perez, poi gli alti prelati della capitale. E via di nuovo sul bus per andare alla Puerta del Sol, la piazza nel cuore di Madrid dove ha sede la Regione, la Comunidad de Madrid. Isabel Diaz Ayuso, madridista riconosciuta, ha ricevuto Florentino Perez e i suoi uomini, che alla presidente hanno portato una replica in dimensioni ridotte della ‘orejona’. Omaggi, parole, abbracci e via di nuovo.
IL SINDACO E CARLETTO
—Terza tappa: la sede del Ayuntamiento, il Municipio. Palacio de Correos, il vecchio ufficio postale immenso e riabilitato. Li ad attenderli il sindaco Almeida, supertifoso dell’Atletico: “Certo che ci rendete la vita impossibile eh?”. Tipo di spirito, assai simpatico, ha accettato la maglia che gli ha dato Marcelo e ha teso la mano all’ex Atletico Thibaut Courtois, odiato dai colchoneros e da anni in acida polemica con i suoi ex tifosi. Il sindaco si è rivolto a ‘Carletto’, letterale, coprendolo di elogi.
INSULTI A MBAPPE’
—Da li cambio di indumenti, dalle cravatte alle maglie celebrative con il 14 sulle spalle, e sul pullman scoperto l’arrivo a Cibeles, la piazza e la fontana simbolo delle celebrazioni madridiste. Marcelo ha avvolto al collo della Dea del Madrid la bandiera e quando si è affacciato a salutare il pubblico è stato accolto da un forte coro che insultava la mamma di Kylian Mbappé. Il capitano del Madrid ha aperto le mani, non sapeva molto bene cosa fare. Tornata la calma Ancelotti ha preso il microfono e ha chiamato a sé Vinicius, poi Rodrygo e Militao. Tutti pronti a lanciare cori.
BAGNO DI FOLLA
—Poi ancora sul bus, direzione Bernabeu. Tutti sul Paseo de la Castellana. E gente ovunque. Tifosi all’Almudena, accanto al Palacio Real. Tifosi a Sol, tifosi a Cibeles. E una massa attorno al Bernabeu. Di nuovo 53.000 persone, come sabato quando lo stadio è stato aperto per vedere tutti insieme la finale, e fuori altre 20.000. Un bagno di folla e di passione.
MARCELO PIANGE
—Allo stadio il Madrid era atteso per le 21.15, e invece ci è arrivato alle 22.45, un’ora e mezzo di ritardo. Li è cominciata la grande festa. Carlo è stato il primo ad essere presentato, poi tutto il suo staff, con i 6 italiani: suo figlio Davide, Antonio Pintus, Stefano Mauri, Mino Fulco, Giuseppe Bellistri, Stefano Montanaro. Poi tutti i giocatori. Per ultimo il capitano Marcelo: voleva restare, il Madrid non gli ha rinnovato il contratto e quindi se ne andrà. Piangeva, il brasiliano, mentre s’inginocchiava accanto alla Champions.
CARLO CANTA
—Poi ha preso la parola Ancelotti: “Che stagione. Che rimonte, in questo stadio. Che spinta, in questo stadio. Ci siamo divertiti, perché noi siamo madridisti come voi”. Aveva promesso di cantare, come aveva fatto 8 anni fa dopo la conquista della ‘Décima’, e non si è tirato indietro: microfono in mano, ha intonato lo storico inno del Madrid. Dietro di lui la squadra abbracciata gli ha fatto da coro. “Hala Madrid, y nada mas”. Erano le 23.22: una festa infinita.
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