Uli Hoeneß, ex presidente del Bayern Monaco, non ha mai guardato in faccia a nessuno quando c'è stato da pensare al bene del club. Ma ha anche saputo prendersi le sue responsabilità, come quando è finito in carcere...a vivere strane avventure.
Settant'anni da...trattore. Uli Hoeneß, ex presidente del Bayern Monaco, non ha mai guardato in faccia a nessuno quando c'è stato da pensare al bene del club. Ma è anche uno che ha saputo prendersi le sue responsabilità. Quando nel 2014 viene condannato a tre anni e sei mesi di carcere per frode fiscale, Hoeneß va a scontare la sua pena senza problemi. Nella lunga intervista che gli ha fatto DieZeit qualche tempo fa, l'ex dirigente del Bayern ha raccontato il periodo in cella nella prigione di Landsberg am Lech ( la città natale di Nagelsmann) dove è stato detenuto anche Hitler nel 1924. Nove mesi che lo hanno segnato e di cui il buon Uli porta un ricordo assai vivido.
“Tutti erano sorpresi di quanto fossi assolutamente...normale. Non ho mai avuto un problema. All'inizio circolavano queste favolette secondo cui la sera mi portavano sempre delle leccornie per cena, ma alla fine tutti quanti hanno capito che erano soltanto stupidaggini". Eppure qualche aneddoto particolare c'è. Come quando, al momento dell'assegnazione delle uniformi, si avvicina un altro prigioniero dall'aspetto abbastanza pericoloso. "Gli agenti nella stanza erano già in allarme, ma lui mi si è avvicinato tutto eccitato e mi ha detto: 'Signor Hoeneß, ma Reus lo prendete o no?'. Io ho risposto 'ti posso assicurare che non lo prenderemo'. E lui mi fa 'bene, allora posso iniziare in pace la mia detenzione'".
Tra le altre storie imperdibili, c'è quella che vede Hoeneß, assiduo frequentatore della chiesa del carcere, fare la conoscenza del...capo dei russi, a cui però il si rifiutava di dare la comunione. E quindi il buon Uli, in un impeto di carità cristiana, decide di fare di testa sua. "Ho preso l'ostia dal prete, ma invece di metterla in bocca l'ho tenuta in mano. Sono tornato a sedermi, alla penultima fila sono andato dal russo, ho spezzato l'ostia a metà e gliene ho data una parte. Il giorno dopo arriva un detenuto che era nell'ala principale del carcere che mi porta un messaggio: 'saluti dai russi, d'ora in poi qui dentro sei protetto'". Decisamente un'amicizia comoda. Anche se, conoscendo Hoeneß, difficile immaginare che ne avesse bisogno...
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