Il tecnico blaugrana affonda il colpo: “Abbiamo perso il modello di gioco di questo club. Cose che una volta ti insegnavano a 11 anni”

Dal nostro corrispondente Filippo Maria Ricci @filippomricci

Ascoltare Xavi in conferenza stampa è sempre esercizio assai interessante. L’allenatore del Barcellona è quello che si definisce un “malato” di calcio, e il suo attaccamento allo sport che più ama è sincero e viscerale. La scorsa settimana Xavi ha lanciato un allarme che ha fatto scalpore: “Ci sono dei giocatori del Barça che non sanno cosa vuol dire giocare nel Barça”.

No, non parlava di attitudine generale o di attaccamento alla maglia. No, il riferimento era molto più profondo: Xavi aveva in mente l’essenza del gioco, la filosofia, il Dna, lo stile imposto alla Masia dal grande Laureano Ruiz negli anni 70, tramandato da Johann Cruijff e perpetrato da Pep Guardiola.

La bomba di Xavi

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“Io sono stato lontano da qui per 6 anni – ha detto Xavi commentando con una certa dose di acidità, o forse semplice disappunto, la sofferta vittoria di sabato contro l’Elche – e non so di chi sia la colpa, però ci sono cose che mi sorprendono a livello tattico. Parlo di chi deve andare a fare pressing e di chi invece deve restare libero, del terzo uomo, della ricerca del compagno smarcato, del gioco di posizione… Ci sono fasi di gioco che si vede chiaramente che non sono state studiate e preparate, cose che qui si apprendevano già agli 11 anni per essere assimilate. La maggior parte dei giocatori non capisce i concetti di base che ho citato in precedenza. Ripeto, non so di chi sia la colpa però stiamo facendo molta più fatica del previsto per far passare la nostra idea. Abbiamo perso il modello di gioco di questo club e dobbiamo ritrovare il cammino. Questa è la strada da seguire per il Barça del futuro”. Boom. Un’accusa precisa, dettagliata, argomentata. Il Barça ha perso la via.

Acquisti a effetto (boomerang)

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Effettivamente l’impressione l’avevamo avuta da tempo: invece che puntare sulla cantera al Camp Nou nell’era Bartomeu hanno preferito usare la “cartera”, il portafoglio, e anche per il Barça B sono stati fatti acquisti per vincere subito, dimenticandosi di costruire dal basso. In un’intervista a Sport, Martì Perarnau, biografo e amico di Guardiola, grande studioso della tattica del calcio, sottolineava l’equivoco che ha circondato, e ora attanaglia, uno come Frenkie de Jong: “Solo per il fatto di venire dall’Ajax è stato considerato perfettamente integrato al sistema del Barça, ma il gioco degli olandesi e quello del Barcellona non hanno nulla a che vedere”. E se non va bene De Jong, figurarsi i carissimi Coutinho, Dembélé, Griezmann, Arda Turan, Trincao e via dicendo.

L’addio di Messi

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Secondo Ramon Besa, punto di riferimento del Pais per quanto riguarda il Barcellona, osservatore e scriba privilegiato, “La denuncia di Xavi coincide con l’addio di Leo Messi. Il rosarino ha sublimato la miglior versione del Barcellona e ha dissimulato le carenze del peggior momento della squadra con i suoi gol. Il ‘10’ si era convertito nel parafulmine di una rosa mentalmente seduta ed economicamente satolla e allo stesso tempo conforme al timore reverenziale al Dio del calcio ispirato dall’attaccante argentino. Con Messi a Parigi lo spogliatoio e la squadra sono rimasti alla mercé delle intemperie, il sole se n’è andato insieme a Messi”.

Dna modificato

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Già. Leo che era cresciuto alla Masia, come Xavi e Iniesta, Busquets e Fabregas, Piqué, Jordi Alba e Puyol, e anche Victor Valdes. Attorno a loro negli ultimi 15 anni il Barça ha costruito la sua fortuna calcistica, ha dominato l’Europa e conquistato il mondo con un calcio celestiale. Xavi se n’è andato nel 2015, appena infilato il secondo triplete, con Luis Enrique. Da allora si è persa l’essenza, ed evidentemente non solo in prima squadra ma anche nel vivaio. “Il fisico ha iniziato ad essere considerato più importante del talento, e si è perso il solfeggio del Barça” scrive Ramon Besa. “A Xavi non resta non resta altro da fare che tornare al campo di allenamento, avvisare lo spogliatoio della necessità di far pulizia e spiegare come gioca il Barça”. Xavi, leggendo, avrà annuito. È esattamente ciò che ha detto sabato. Ora si deve rimboccare le maniche e riportare il Dna blaugrana alla versione originale, togliendo tutte le scorie di versione Ogm. Non sarà facile, né immediato.

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